domenica 16 ottobre 2011

Lei, lui e i nazisti grammaticali

Lei aveva quasi 26 anni, leggeva da quando ne aveva 4, scriveva senza errori dalla quarta elementare, era precaria. Negli ultimi 10 mesi era stata mollata dal fidanzato migliore che potesse trovare, aveva avuto una serie di storie per tamponare il dolore, aveva fatto un esame importante, aveva preso - dulcis in fundo - la mononucleosi. E chissà dove, poi, visto che l'unico con cui aveva contatti ravvicinati godeva, in apparenza, di ottima salute, e lei pensava di essere scampata al pericolo dopo i 18 anni. Lei non voleva rapporti seri, se non con il fidanzato di cui sopra, e soprattutto non voleva dare spiegazioni a nessuno sulla sua vita.
Lui di anni ne aveva 30. Aveva un lavoro vero, stabile, per cui non servivano qualifiche particolari, ma ogni mese riceveva una stipendio vero. Lui la riempiva di sms e attenzioni, l'aveva invitata a cena, tormentava una delle migliori amiche di lei per averne notizie. Lui era lanciatissimo, credeva che tra loro "ci fosse qualcosa" e glielo scriveva, nonostante il proverbiale distacco di lei. Lui diceva di non capire e lei aveva tentato di rendere chiara la cosa: ok, ceniamo insieme, beviamoci, divertiamoci. Ma non verrò a letto con te, non è sicuro che succederà qualcosa, quella serata potrebbe rimanere isolata e concludersi con un bacio sulla guancia e buonanotte. E non solo per la mononucleosi, lei lo giurava, che forse avvicinandosi ai 30 anni aveva capito che è meglio non infilarsi in situazioni pesanti. 
Lui, comunque, stava già peggiorando la sua situazione con la pesantezza e l'insistenza. Fino a che, un giorno, aveva scritto la parola propio in un sms. Proprio così. E un errore ci può stare, che con questi touch screen ogni tanto ti scappano le lettere, e lo sapeva bene lei, che non riusciva ad arrendersi all'iPhone per colpa delle sue dita tozze. Poi, però, era arrivato un altro sms. Ancora propio. E lei non sapeva mica se a quel punto poteva perdonarlo, lei che dell'italiano corretto aveva fatto una crociata, lei avida lettrice e scrittrice, lei che aveva sempre giurato a se stessa di non uscire mai - mai - con uno che sbagliasse i congiuntivi. Questo non era previsto, tutte gli imperativi morali vacillavano, questo era persino peggio dei congiuntivi, cavolo, non li leggi i giornali (no), non ascolti le telecronache delle partite, non ti accorgi dell'avvolgente suono della R?
E lei a questo punto era sempre più perplessa. Perché va bene che stare da sola a volte è pesante, che la domenica pomeriggio, con questo freddo, era abituata a stare con lui o ad accompagnarlo in stazione. Ma dare spazio ad uno sgrammaticato non sarebbe come violare il proprio codice etico? Sono dilemmi seri, soprattutto per una in preda alla mononucleosi e alla pressione bassa, che aveva abbandonato una festa a base di vino con gli amici dell'università per farsi riportare a casa, debole e stanca.  

3 commenti:

  1. Gli regali un vocabolario o una di quelle grammatiche belle voluminose, da biblioteca domestica di tempi ormai che furono, e tutte le domeniche pomeriggio torneranno come per magia a base di plaid e film.

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  2. io c'ho l'odio per le faccette...le emoticons. non le sopporto...
    però, non possono essere messe a confronto con propio. hai ragionissima.

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  3. @Marco: non so, già il tizio non mi convince, non mi piace dovermi accontentare solo perché ogni tanto vorrei qualcosa di solido!

    @Pamela: grazie per la solidarietà, io scrivendo cerco di guadagnarmi da vivere. Sarò snob, ma certe cose proprio non le tollero!

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