domenica 30 ottobre 2011

Io e te*

"Non posso negare che tra noi ci sia una grande intesa, non solo fisica. Spesso ho pensato di chiamarti, di invitarti da me per il weekend. Se ti vedessi sarebbe difficile non saltarti addosso. Ma sarebbe solo quello. Finita la passione ti manderei via. Non voglio che ricominci tutto, con te stavo benissimo, ma ora ricordo solo i momenti belli. Ho dimenticato anche quando mi sentivo soffocare, quando rabbrividivo a leggere il tuo nome sul telefono. Mi piacevi molto, mi piaci ancora. Sono andato solo con una dopo di te, ma non è la stessa cosa. Sai che non mi piace fare paragoni, ma con te era tutto diverso. Il sesso con te mi dava sensazioni mai provate. E dopo il sesso parlavamo di tutto, per ore, e io stavo bene. Ti voglio bene, ti ricordo sempre con piacere. Ma non ricomincerà, mai. Non ci credo che non troverai mai uno come me. Vorrei davvero venire a letto con te, ci ho pensato molto. Ma per te non sarebbe la cosa giusta. Te l'ho già detto, sembra che tu non voglia capire. Io non torno indietro, quello che è chiuso è chiuso. L'ho fatto solo una volta e ho sbagliato. Forse è vero che in qualche modo sconti gli errori di un'altra. Abbiamo una grande intesa, ma non c'è più niente"

Sembra tutto finito. Non c'è molto più chiaro di così. Eppure a me sembra non filare. Non sono davvero così disperata. Solo è difficile rinunciare a qualcosa che sai che potrebbe renderti felice come poco altro al mondo. E no, di persone come te ne esistono poche. Mi manchi, non riesco a negarlo più nemmeno a me stessa.

http://www.youtube.com/watch?v=GP8D85LHPxs

sabato 29 ottobre 2011

Progetti di vita. In teoria.

Non è che capisca molto in questo periodo, ma gli oroscopi consultati (Brezsny e Paolo Fox, ché non è vero, ma non si sa mai) dicono che a novembre andrà meglio. 
Lavoro più del solito, dormo poco, sono ancora un po' malaticcia. Ho deciso di chiudere con gli uomini e sto battendo il mio personale record di disinteresse nei confronti del mondo maschile. A parte il solito tarlo che mi rode in testa, che sono sempre più convinta essere l'uomo della mia vita, l'unico possibile padre di miei eventuali figli, l'unico con cui mi sveglierei ogni mattina di buonumore, non fosse altro perché mi riempirebbe di spremute d'arancia e fette biscottate di Nutella spalmata di suo pugno. Lui non sa di questi miei progetti, lui pensa che tra noi non ci sarà più niente, ma sono convinta che un giorno aprirà gli occhi. Non so come, non so quando, ma sono certa che succederà. 
A parte questo tiro sole, mangio e festeggio troppo e troppe cose. Ma non credo di aver mai avuto chiaro come in questo periodo quello che voglio. Ho una lucidità che non avevo mai sperimentato, e forse è questo che succede quando stai per compiere 26 anni (ma facciamo 25 + 1) e in fondo dovresti aver raggiunto una qualche maturità. Nella mia testa fila tutto alla perfezione, finalmente so quali sono i miei obiettivi, con chi voglio trascorrere la vita e persino in che città abitare. 
Rimane solo qualche piccolo particolare da definire. Un lavoro con uno stipendio vero che mi consenta di trasferirmi dove desidero. E, dettaglio ancora più irrilevante, l'uomo che voglio. Noi siamo anime gemelle, solo che lui ancora non lo sa. Quindi, esiste una ricetta per dare alla mia vita la direzione che voglio? In fondo si sa che gli uomini sono sempre un po' tardi, lui e i responsabili delle aziende a cui spammo i miei curriculum non sono da meno. Avrò la mia rivincita, ne sono certa. Per ora faccio fioretti e pratico l'astinenza, sperando che una qualche divinità mi aiuti. Se poi nel frattempo avete un consiglio per affrettare i tempi, ve ne sarò grata per l'eternità. 

martedì 25 ottobre 2011

L'aria rarefatta non produce odore, non mi cambia più l'umore*

Avrei voluto abbracciarti oggi, stringerti fortissimo, affondare il naso nel tuo collo e nel tuo profumo e lasciarti piangere. Odio questa giornata, odio la mia sindrome premestruale o qualunque cosa sia che oggi ha reso il mio umore nero, nonostante sia reduce da giorni e da notizie positive. Odio non riuscire a trovare un lavoro lontano da qui. Odio che tu mi abbia detto che sono figa con il mio nuovo taglio. Odio che tu mi abbia comprato una t-shirt mentre eri fuori per il weekend e ora debba trovare un modo per darmela. Odio che sia andata così. Odio che siamo ancora qui a dirci che sarebbe bastato incontrarsi in un altro momento o essere più vicini per essere ancora come quella mattina a colazione con la nebbia fuori e la Nutella sulle fette biscottate. E posso mentire a chiunque, ma se ogni tanto mi torni così prepotentemente in mente, non riesco ad andare avanti. Perché nessuno è come te. Nessuno avrebbe tante attenzioni per me, ancora oggi. Nessuno scriverebbe come fai tu. Nessuno ammetterebbe che non vuole stare al lavoro, ma tornare a casa a piangere in pace. Nessuno mi ha mai resa tanto felice e temo di non poterlo essere mai più. Avrei voluto festeggiare anche con te i miei risultati. Sei uno dei pochi che ha capito l'importanza dei miei sogni e la testardaggine con cui sto cercando di realizzarli. Avrei voluto averti accanto ancora a lungo, per riuscire a farmi tornare il sorriso anche in giornate così. E a non farmi pensare di voler cancellare tutto e ricominciare da zero.
Ma forse domani mi passa.

http://www.youtube.com/watch?v=9sbb74OEVa0

lunedì 24 ottobre 2011

Ciao Sic

Avrei voluto scrivere un post divertente e brillante. Sul fatto che un'ora prima di salire sull'aereo, venerdì, ho saputo di aver passato l'esame con un ottimo voto. Sul mio bellissimo weekend con le amiche del cuore. Sui bei locali milanesi e sull'inutilità delle fighe di legno che vanno alle serate a base di rock per restare impalate con i loro golfini di alta moda. 
Ma questa mattina mi sono svegliata con una notizia orrenda. Marco Simoncelli è morto in gara, mentre faceva ciò che amava. E questi giorni stupendi si sono ricoperti di un'ombra amara. 
Ho iniziato a seguire il motociclismo contagiata da mia sorella. Non sono fanatica, non mi sveglio di notte per guardare le gare, ma ne so qualcosina e se capita mi guardo volentieri le corse. 
Il Sic mi era particolarmente simpatico. Aveva 24 anni, un paio in meno di me, e un viso buffo e simpatico. Mi piacevano i suoi ricci prepotenti, ho sempre desiderato toccarli. Adoravo il suo accento romagnolo marcato. Lo prendevo un po' in giro quando cadeva, ma mi dispiaceva, perché in fondo fai sempre il tifo per quelli in cui ti rivedi un po', quelli testardi e appassionati che non mollano mai
La sua morte mi ha colpito profondamente. L'uomo di cui ero innamorata è un appassionato motociclista e credo di aver capito qualcosa di quel mondo solo quando lo sentivo raccontare dei suoi viaggi in moto, della bellezza delle due ruote, della sensazione di libertà. Credo che noi "profani" non possiamo capire. 
Ho letto e sentito molte banalità, frasi intrise di bieco cinismo, cattiverie gratuite. Io penso che nessuno dovrebbe morire a 24 anni. Nessuno dovrebbe morire mentre segue una passione, che sia pericolosa come la moto Gp o sedentaria come l'uncinetto. 
Ho un bruttissimo rapporto con la morte, è una cosa che non riesco ad accettare. E io voglio pensare che domenica prossima accenderò la tv ad ora di pranzo e sentirò Guido Meda dire che il Sic è caduto ed è incazzato per non aver potuto finire la gara. E dopo arriverà una delle innumerevoli pubblicità di cui è protagonista e come al solito esclamerò: "Ma Simoncelli quest'anno pubblicizza proprio tutto?". Io certe cose non vorrei vederle, mai. 
Ciao Marco.

giovedì 20 ottobre 2011

Fenomenologia della Parrucchiera

Ieri ho potato notevolmente la cofana di capelli che avevo in testa, ormai più simile ad un panettone che al bel taglio estivo che il mio parrucchiere di fiducia mi aveva fatto a luglio. Per una serie di motivazioni che vanno da un trasferimento al mio culo pesante, mi sono affidata alle sapienti mani da parrucchiera di una mia ex compagna di classe delle scuole medie, che chiameremo Parrucchiera. 
A 12 anni eravamo amiche del cuore, di quelle che passano tutti i pomeriggi insieme ad ascoltare i Backstreet boys (abbiate pietà, sul finire degli anni Novanta eravamo tutte così trash!) e a fare i compiti. Peccato che Parrucchiera distinguesse a malapena la a preposizione dall'ha verbo. Io tentavo di spiegarle la differenza, lei fingeva di aver capito, ma poi prendeva sempre i suoi "non sufficiente" (ah, questo sistema di valutazione delle medie, che sapore di antico!). Tanto, diceva, "io voglio fare la parrucchiera, a che mi serve studiare?". Così io mi sono iscritta al liceo, lei a qualche istituto tecnico che ha finito con fatica. E mentre io continuavo a brillare con i miei mega voti dalle superiori all'università, lei si faceva la sua bella gavetta fino a comprarsi un negozio e aprire un salone tutto suo. 
E ora, più di dieci anni dopo, io che all'epoca ero promettente e brillante sono precaria e ancora mezza mantenuta. Mentre lei, che non sa(peva) infilare due congiuntivi uno dietro l'altro, fa con successo il lavoro che le piace, si mantiene da sola, paga le bollette e il mutuo, s'è comprata la macchina nuova, ha un fidanzato da cui vuole un figlio ed è felice così. E io le raccontavo della mia misera paga, della mia voglia di fuggire e del desiderio di avere finalmente un lavoro vero. Inizio a pensare di essere stata troppo stronza e spocchiosa a 12 anni e ora il karma me la sta facendo pagare!
Peccato che assegnata al lavaggio fosse una delle assistenti di Parrucchiera con le unghie lunghissime che m'ha praticamente perforato il cuoio capelluto, bagnato la faccia e la borsa e fatto bloccare il collo. Tutto questo mentre la tv sparava il programma della D'Urso dove un certo Remo (che non ho capito se è "famoso" o no) ha avuto un bambino da una tizia di cui ignoro il nome, che però aveva mollato, anche se ieri mentre aspettavano il parto si sono baciati. Poi hanno anche mostrato la povera creatura in tv tra i gridolini odiosi della D'Urso e quelli di Parrucchiera e delle assistenti. Per un attimo ho temuto mi tagliasse un orecchio mentre guardava in alto per ammirare la tv. Ma ne sono uscita indenne, lo giuro. Un po' depressa perché ho desiderato fortissimamente di aver imparato a fare la parrucchiera anch'io. Per fortuna il mio taglio è bellissimo, così ho evitato di tagliarmi le vene. La prossima volta, però, vado con le cuffie, così non devo ascoltare chiacchiere inutili.

mercoledì 19 ottobre 2011

Cose da fare quando stai male

Quando sei malata, di una malattia ben definita, che però non ti mette la febbre come al 99% delle persone al mondo, e quindi non puoi usare la scusa "ho la febbre resto in pigiama a letto tutto il giorno", devi trovarti piccoli piaceri che ti donino soddisfazione.
Io mi sto impegnando tantissimo per regalarmi un briciolo di felicità. Punto di partenza è sempre lo shopping sfrenato, che mi meritavo dopo questo immenso periodo di stress. Così negli ultimi 7 giorni mi sono regalata gioia sotto forma di tre paia di pantaloni (uno estivo, ma non potevo resistere, era scontatissimo e il colore era troppo bello!), un vestitino di lana, un cappotto, un iPhone 4. Così, una di quelle cose che compri in preda ai raptus. Riesco a gestirlo abbastanza bene, ma a dire la verità sono ancora perplessa dall'app che calcola/regola il ciclo mestruale. Non sono riuscita a scaricarla, per decenza.
Tra le attività che riescono a dare soddisfazione al mio sistema immunitario ormai andato alle ortiche, c'è lo smalto. Cambiare colore delle unghie ogni tre o quattro giorni mi esalta e riuscire a stendere lo smalto in maniera decente mi fa sentire onnipotente. Questo giusto per dire quanto è piena la mia vita in questo periodo eh.
Ci sono poi le maratone di telefilm, in particolare The big bang theory, uno dei pochi che mi fa ridere da sola anche rantolante sotto una coperta in preda ai brividi. E, dulcis in fundo, i dolci. Giusto per aggravare ulteriormente il mio girovita appesantito nell'ultimo mese.
In tutti ciò il tizio sgrammaticato mi manda sms pieni di k per sapere quando ci vedremo e per dirmi che "se voglio posso farmi sentire". Coinquilina dice che continua a perdere punti, temo abbia ragione lei.
In tutto questo, oggi vado a tagliare drasticamente i capelli: magari un nuovo look mi riossigena il cervello, la salute e la vita.

p.s.: Sponsor di questo post la mia amorevole genitrice, che non solo mi propone dolcetti di ogni foggia e dimensione, ma soprattutto si diverte a spifferare a chiunque che ho "la mononucleosi, poverina". Così la gente mi guarda un po' schifata, indietreggia, e hai voglia a spiegare che se non mi limoni non rischi nulla. A tal proposito, stasera ho la festa di compleanno di una delle mie migliori amiche e nel weekend prenderemo un aereo e faremo cose folli. Chi è l'unica sfigata che non potrà non dico rimorchiare, ma a malapena reggersi in piedi, indovinate chi? Giuro che appena guarisco e non mi sento più 100 anni la smetto di lamentarmi!

martedì 18 ottobre 2011

Di malattie infettive e altri lamenti

Avete mai preso la mononucleosi?
No perché "una mia amica" (la chiameremo così) l'ha beccata a quasi 26 anni e vorrebbe passare ogni giornata a letto e dormire in continuazione. Invece non si può, perché la vita deve continuare e considerato che potrebbe durare anche oltre un mese, non è piacevole trascorrere più di 30 giorni di reclusione in preda a sintomi indefiniti che variano tra la stanchezza cronica, il senso di svenimento, i brividi, temperatura corporea e pressione sanguigna vicine a quelle di un cadavere.
Avete mai notato i commenti delle (poche) persone a cui rivelate cosa vi affligge? Non è che una sta male perché è una zoccola e chissà chi s'è pomiciata. Questa "mia amica" non crede neppure di averla presa così (il che fa ancora più sfigata dalle difese immunitarie di un moscerino), ma sospetta di aver bevuto qualche bicchiere di troppo (non solo per il grado alcolico) offerto da altri. E poi perché tutto questo pudore, questo non poter dire che stai male, e ti ritrovi ad una festa che tutti ballano sul tavolo, e tu saresti la prima a saltarci sopra, ma proprio non ce la fai, perché sai che al primo passo cadresti a terra come una pera matura. Mica è una colpa ospitare un virus nel proprio corpo. E se il virus è bastardo e non vuole andarsene, cosa si può fare per tornare a sentirsi quantomeno appetibili, simpatiche, intelligenti, in forma e divertenti? Perché così proprio non si può vivere, c'è molto tempo per essere malati e depressi e questo non è proprio quello giusto!

domenica 16 ottobre 2011

Lei, lui e i nazisti grammaticali

Lei aveva quasi 26 anni, leggeva da quando ne aveva 4, scriveva senza errori dalla quarta elementare, era precaria. Negli ultimi 10 mesi era stata mollata dal fidanzato migliore che potesse trovare, aveva avuto una serie di storie per tamponare il dolore, aveva fatto un esame importante, aveva preso - dulcis in fundo - la mononucleosi. E chissà dove, poi, visto che l'unico con cui aveva contatti ravvicinati godeva, in apparenza, di ottima salute, e lei pensava di essere scampata al pericolo dopo i 18 anni. Lei non voleva rapporti seri, se non con il fidanzato di cui sopra, e soprattutto non voleva dare spiegazioni a nessuno sulla sua vita.
Lui di anni ne aveva 30. Aveva un lavoro vero, stabile, per cui non servivano qualifiche particolari, ma ogni mese riceveva una stipendio vero. Lui la riempiva di sms e attenzioni, l'aveva invitata a cena, tormentava una delle migliori amiche di lei per averne notizie. Lui era lanciatissimo, credeva che tra loro "ci fosse qualcosa" e glielo scriveva, nonostante il proverbiale distacco di lei. Lui diceva di non capire e lei aveva tentato di rendere chiara la cosa: ok, ceniamo insieme, beviamoci, divertiamoci. Ma non verrò a letto con te, non è sicuro che succederà qualcosa, quella serata potrebbe rimanere isolata e concludersi con un bacio sulla guancia e buonanotte. E non solo per la mononucleosi, lei lo giurava, che forse avvicinandosi ai 30 anni aveva capito che è meglio non infilarsi in situazioni pesanti. 
Lui, comunque, stava già peggiorando la sua situazione con la pesantezza e l'insistenza. Fino a che, un giorno, aveva scritto la parola propio in un sms. Proprio così. E un errore ci può stare, che con questi touch screen ogni tanto ti scappano le lettere, e lo sapeva bene lei, che non riusciva ad arrendersi all'iPhone per colpa delle sue dita tozze. Poi, però, era arrivato un altro sms. Ancora propio. E lei non sapeva mica se a quel punto poteva perdonarlo, lei che dell'italiano corretto aveva fatto una crociata, lei avida lettrice e scrittrice, lei che aveva sempre giurato a se stessa di non uscire mai - mai - con uno che sbagliasse i congiuntivi. Questo non era previsto, tutte gli imperativi morali vacillavano, questo era persino peggio dei congiuntivi, cavolo, non li leggi i giornali (no), non ascolti le telecronache delle partite, non ti accorgi dell'avvolgente suono della R?
E lei a questo punto era sempre più perplessa. Perché va bene che stare da sola a volte è pesante, che la domenica pomeriggio, con questo freddo, era abituata a stare con lui o ad accompagnarlo in stazione. Ma dare spazio ad uno sgrammaticato non sarebbe come violare il proprio codice etico? Sono dilemmi seri, soprattutto per una in preda alla mononucleosi e alla pressione bassa, che aveva abbandonato una festa a base di vino con gli amici dell'università per farsi riportare a casa, debole e stanca.  

venerdì 14 ottobre 2011

I conflitti interiori del 113

Un paio di giorni fa tornavo a casa percorrendo una superstrada (anzi un raccordo autostradale, che sembra faccia figo dirlo) e noto un tizio in bicicletta, con la busta della spesa appesa al manubrio, affaticato e barcollante. Talmente barcollante che per un attimo ho temuto si stesse per ribaltare e finire sotto una macchina. Così ho fatto quello che ho sempre sognato di fare: ho chiamato il 112. Già immaginavo i carabinieri che mi ringraziavano per il mio spiccato senso civico, che mi portavano ad esempio di cittadina responsabile che collabora con le forze dell'ordine. Invece, dopo almeno una ventina di squilli, al 112 non ha risposto nessuno. NESSUNO. Roba che se mi stavano per aggredire potevo stare fresca e lasciarmi ammazzare un paio di volte. 
Così ho chiamato il 113, dove una "gentile" signorina, prima ancora che potessi dire il problema, con tono scazzato mi ha passato la stradale. Finalmente qualcuno mi ha ascoltata, mi ha trattata con gentilezza e mi ha assicurato che avrebbero presto mandato qualcuno. 
Non sono certa che davvero siano venuti a controllare, ma ora mi sento un po' in colpa. E se l'uomo in bicicletta era un clandestino che hanno arrestato e rimandato in patria? E se aveva delle valide ragioni per imboccare in bicicletta una simil-autostrada? E se venisse a cercarmi per farmi del male?
Ma in fondo l'ho fatto per il suo bene, perché correva un serio pericolo. Non è vero? E voi cosa avreste fatto?

giovedì 13 ottobre 2011

Ottobre, oggi è arrivato ottobre

Passata la prova più importante della mia vita, attendo di sapere come sia andata. 
E finalmente mi rendo conto che ottobre è arrivato e siamo già a metà. 
Mi sono regalata un grande giro di shopping, ho ricominciato a prendere contatti con il mondo, ho speso 50 euro di libri. Ho ricevuto tre rose, un invito a cena, una dichiarazione chiarificatrice che ha chiarito poco. E forse qualcosa si è rotto davvero, forse uscirò a cena con il tizio che "non mi piace, ma ha un odore buonissimo e io ho bisogno di qualcosa di normale". E basta mangiare e fumare così tanto, che hai un vestito nuovo da comprare.


Poi un'amica che credevi chiusa ed impenetrabile ti racconta tutto di sé. Ti rendi conto di aver sprecato due anni, a non cercare di entrare nel suo guscio. Ti meravigli siano bastati 200 km di autostrada per farla aprire così tanto. E lei ti parla delle sue paure e del suo dolore, delle sue ferite e delle sue mille vite. E tu non riesci a fare altro che abbracciarla e ringraziarla, perché 200 km di autostrada possono regalarti una lezione grandissima.

domenica 9 ottobre 2011

Anche odiare è un diritto, sai


Ho mai detto che amo alla follia quest'uomo? Che dopo anni in cui ha scritto canzoni per ogni mio stato d'animo, innamoramento, incazzatura, delusione, per ogni mio pezzo di vita, sono riuscita ad abbracciarlo? Che quello è stato uno dei momenti più belli della mia vita e lui è stato meraviglioso? Ecco, ora lo sapete. E io sono troppo stanca e mi sento orribile in questi giorni, ma per fortuna i testi di Manuel Agnelli ci sono sempre. E so che suona tanto 16enne patetica, ma in questo periodo vorrei davvero tornare ad avere quell'età.



e come può il mio amore essere limpido
se è la mia nazione che l'inquina 
so come un uomo deve decidere 
ma ora non so più cosa sentire 
ti ritrovi sulle labbra 
a giustificarti quel che sei
 anche odiare è un diritto, sai?

sabato 8 ottobre 2011

Sciatteria femminina

Ieri per lavoro sono stata in una scuola di danza. C'erano delle foto da fare, tutte le allieve erano pronte con il body e i collant rosa, le scarpette e lo chignon. Io, alla loro età, ero una di quelle bambine con il culo pesante che cadeva ogni cinque passi e strappava le calze colorate appena indossate. Cos'è cambiato? In realtà molto poco, solo che ora ho la scusa di essere sbronza e le calze non le strappo più (non sempre almeno). 

Tornando al punto, ad accompagnare le bambine c'era una marea di madri. Alcune giovani, altre meno, alcune curate, altre palesemente esaurite. Una m'ha colpito in maniera particolare. Una donna che non avrà avuto più di 40 anni, portati malissimo, con una tinta malmessa, i capelli sporchi raccolti in una pinza tipo quelle da parrucchiere e le ciabatte ai piedi. Non ciabattine normali, carine da vedere. Quelle da casa, pelose con la zeppa, che lasciano le dita di fuori. Sotto, ovviamente, non mancavano i gambaletti color carne antisesso. Devo aver fatto una faccia oscena perché la maestra di danza s'è quasi scusata spiegando che "la signora abita qui di fronte". 

Io non sono mai stata quella che si trucca anche per andare a comprare il pane, anzi. Più di una volta sono scesa a prendere le sigarette con il pigiama e il giaccone sopra (cosa dovessi fare con le sigarette ancora prima di riuscirmi a vestire è un mistero). Capisco la comodità, i ritmi frenetici, il sentirsi di casa. Ma, cielo, non puoi diventare così sciatta soltanto perché abiti qui di fronte. Non puoi uscire in ciabatte, attraversare la strada in quello stato e farti vedere da tutte le amichette di tua figlia così. Non puoi ridurti ad essere semplicemente il contenitore che sforna figli e addio femminilità. 

Forse parlo così perché sono ancora giovane (?) e non ho nessuna intenzione, per ora almeno, di sacrificare la mia vita per qualche pupo. Ma poi ci credo che i mariti cercano altrove il sesso e le attenzioni. Questa non è affatto una legittimazione a tradire e sono del tutto contraria all'idea della donna come geisha accondiscendente e sempre perfetta, non sarei mai in grado di farlo. Ma non si può sposare una pantera del ribaltabile e ritrovarsi in pochi anni con una chioccia sovrappeso. Prima che madre sei pur sempre una donna, cerca almeno di conservare quel minimo di cura che devi a te stessa. 

venerdì 7 ottobre 2011

Buongiorno, buona fortuna

Non so se sia stata una buona idea comprare un Gratta e vinci da 2 euro per la prima volta nella vita soltanto perché mi annoiavo mentre facevo colazione al bar dopo essermi fatta prelevare tre provette di sangue. Non so se sia stato utile vincere 5 euro, poi prendere un altro Gratta e vinci e vincerne 15. Temo di aver esaurito la mia riserva di fortuna settimanale. Che io a queste cose non ci credo, adoro il 17, mi vesto di viola e lascio sempre attraversare i gatti neri. Ma in questi giorni ho bisogno di buona sorte come poche altre volte nella vita. Che gli esami, non solo quelli del sangue, non finiscono mai.

p.s.: Appena ho finito di scrivere questo post mi sono alzata per bere. Sono inciampata nel filo del pc che stava per precipitare a terra. L'ho salvato per un pelo. Ecco, intendevo proprio questo...


mercoledì 5 ottobre 2011

Di lavoro e di morte

Avrei voluto scrivere un post sull'assoluzione in appello per il delitto di Perugia, sugli italioti tutti magistrati e pronti a ridurre tutto ad una mera tifoseria da partita di pallone. 
Poi ho letto delle vittime del crollo di una palazzina a Barletta (Bat). Ho letto le solite lacrime di coccodrillo, ho letto ritratti commoventi di quattro donne e una ragazzina che sono morte tra quelle macerie, ho letto del sindaco della città che ha dichiarato di comprendere i datori di lavoro che avevano aperto un laboratorio di maglieria in uno scantinato non a norma. 
Per carità, loro hanno perso la loro figlia di 14 anni e quattro dipendenti. Per carità, loro davano lavoro, in nero, per 4 euro all'ora. Sempre meglio che morire di fame o piegarsi alla criminalità. Per carità, loro dichiaravano 10mila euro l'anno, ma sapete com'è, con tutte queste tasse è inevitabile aggiustare i conti.
Non importa se le norme di sicurezza non sono rispettate. Non importa se queste povere donne non avevano alcuna tutela: siamo tutti amici, volemose bene, l'importante è lavorare no?
Ci siamo talmente assuefatti a questo stato di cose, che non ci scandalizziamo nemmeno più se ci negano il lavoro, la dignità, le tutele salariali, le ferie, l'assistenza sanitaria, i contributi, la malattia, la maternità. 
Un Paese senza diritti è un Paese che non ha futuro.


La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. (articolo 4 della Costituzione italiana)

sabato 1 ottobre 2011

I sogni, qualche volta, si avverano

Quasi ogni giorno, nei 5 anni di liceo, ho desiderato citofonare e varcare la soglia di quel cancello di ferro, ma non ho mai trovato il coraggio. 
Oggi, a 7 anni dal diploma, sono entrata per la prima volta in quel cancello di ferro, ho fatto le scale, sono arrivata al primo piano, ho varcato la porta d'ingresso. Da oggi sono una loro collega, da oggi posso suonare quel citofono ogni volta che mi verrà voglia.
E non importa quanto nauseante, ripetitivo, stancante, precario, schiavizzante sarà questo lavoro. Ho raggiunto uno dei miei sogni più grandi e ora sono talmente felice che mi sembra ancora impossibile.
Il mondo è pieno di ingiustizie. Ma qualche volta lo studio, la perseveranza, qualche capacità e una spintarella della fortuna riescono a dare soddisfazione.