martedì 29 novembre 2011

Tu che conosci il cielo

Ho dei problemi con la religione, lo sai, e non so se esiste una vita dall'altra parte. Ma questa sera, per la prima volta nella vita, credo di averla percepita. Mentre piagnucolavo fumando alla finestra mi è sembrato di sentirti. Ho sorriso, con gli occhi ancora pesti dal pianto. Proprio mentre pensavo che non valesse più la pena andare avanti, sembri essere arrivato a strattonarmi forte, a ricordarmi che sono pensieri stupidi. 
E mi sono ricordata di te, che eri vicino anche se stavi così lontano. Del latte bianco freddo con lo zucchero e tu che non capivi come si potessero avere le idee così chiare a 3 anni. Pensa che oggi lo prendo ancora così, solo che è quello senza lattosio e in mezzo c'è un'intera macchinetta di caffè. Mi sono ricordata dei tuoi racconti, di te che mi ricordavi "quanto siamo intelligenti", sicuro che avrei fatto strada. Oggi vorrei dirti che quel risultato l'ho raggiunto, che sono fiera di me e so che lo saresti anche tu. Ma il mondo è strano e nessuno sembra ricevere ciò che merita. Però stasera mi hai sussurrato che ci sono un milione di cose per cui sorridere. Perché sto bene, e ho persone meravigliose accanto. Perché basta il sorriso dei miei nipoti per farmi pensare che la vita è bella. Perché quando guardo il sole o chiacchiero con le mie amiche mi convinco di essere molto fortunata. Perché in fondo ho solo 26 anni e c'è ancora tanto tempo. Perché anche se negli ultimi tempi mi sono sentita sola e ho temuto di non saper gestire tanti cambiamenti nella mia vita, basta un attimo per tornare quella che ero. E allora tutto riacquista più senso. Grazie, per quello che hai fatto stasera. Sono certa che in fondo non ti ho deluso, pensi ancora che io sia molto intelligente. Ho ripensato alle parole che ho scritto quando ti abbiamo salutato, e proprio non riuscivo a capire quando fosse il mio turno per leggere, e sono riuscita a fare casini anche quel giorno. So che le hai sentite e so che ti sono piaciute, non mi avresti regalato tanta calma per leggerle altrimenti.
Lo so, oggi non sono in grande forma, sento addosso tutta la stanchezza degli ultimi mesi e mi sembra di aver ricevuto una pugnalata da una delle persone a cui tenevo di più al mondo. Comincio ad aprire gli occhi, forse ho imparato qualche lezione. Tu però torna a scuotermi ogni volta che ce ne sarà bisogno.

lunedì 28 novembre 2011

Che amica sei*

Sono reduce da un weekend con due delle amiche più preziose che la vita mi abbia regalato. Un weekend fatto di molto sushi e molti dolci, tantissimo alcol, confessioni, risate e la consapevolezza che certi legami non si spezzano neppure dopo anni, si può stare lontane per mesi, ma sembra di non essersi mai lasciate. 
Quando stai così bene, quando ti circondano persone così belle, il resto non conta. Trovi il coraggio di tagliare i rami secchi, ti godi il sole primaverile della capitale, non ti preoccupi dei chili di troppo che ti stai regalando. Da domani si torna a regime, si smette di festeggiare e si ricomincia la vita vera. Ma voglio essere ottimista, voglio pensare che presto, nei primi mesi del nuovo anno al massimo, raggiungerò tutti i miei obiettivi. E' questa la potenza delle amiche.


mercoledì 23 novembre 2011

E allora io quasi quasi prendo il treno e vengo, vengo da te

Ogni tanto torna la voglia di prendere il treno e venirti a dire in faccia quello che sento. Che non può andare così, non è giusto, non era quello che mi avevi promesso. Succede sempre quando non sto bene, quando sono stanca o stressata e avrei bisogno del tuo ottimismo e di un abbraccio fortissimo. Succede quando mi sbucano le foto dei tuoi viaggi e mi vedo camminarti accanto in città sconosciute. Succede quando qualcuno parla di te, casualmente, senza nemmeno accorgersi che ogni volta è una fitta al cuore. La verità me l'ha sbattuta in faccia una delle mie migliori amiche stasera: "non dire cazzate, non ti è passata per niente". Eppure credevo di essere impassibile. Credevo che bastasse non vederti e non parlarti per dimenticare. Non è così, se dopo quasi 9 mesi sono ancora in queste condizioni. E dire che ho fatto di tutto per cancellarti. Io ci ho provato a distrarmi, lo sai anche tu. Me l'hai detto tu che "sono sempre la solita", che appena mi hai mollato sono tornata la solita pazza che si annoia dei maschi a scadenza più o meno regolare. Si dà il caso che nessuno sia come te. Nessuno ha la tua sensibilità e intelligenza. Nessuno mi tiene la mano quando ho paura, nessuno mi rassicura che andrà tutto bene anche questa volta. Con nessuno fare l'amore è così speciale, con nessuno riesco a dormire perfettamente incastrata come due pezzi di un puzzle. Nessuno mi diverte quanto te. Poi stasera un'amica mi ha parlato di quel libro, quello che ci ha legati casualmente fin dall'inizio, quello che ho finito di leggere un giorno d'inverno dopo averti salutato. Era l'ultima volta che facevo quel viaggio, ma ancora non lo sapevo. Ho letto l'ultima pagina con una grande malinconia addosso, ti ho mandato un messaggino, ma ancora non lo sapevo. Che dopo pochi giorni sarebbe tutto finito, che dopo molti mesi avrei ricordato ogni momento di quella giornata, persino gli orecchini che indossavo, persino che tu ti ricordassi che la sera prima te ne avevo fatto scegliere un altro paio, che però non stava bene col colore della maglia. Ho questo vizio io, di ricordarmi i particolari inutili. Eppure sono proprio quelli che fanno più male. Perché adesso che mi sento sola, adesso che avrei bisogno della tua carica, io non riesco a smettere di pensarci. E vorrei solo stare tra le tue braccia, ascoltando De André con una sigaretta in mano. E ti direi "vorrei che mi guardassi sempre come in questo momento". E tu mi risponderesti "cerca di essere sempre come sei in questo momento". Bene, sai una cosa? Io lo sono, sono ancora come ero allora. Rifarei tutto dall'inizio, ti lascerei entrare nella mia vita ancora un milione di volte. Ma tu non ci sei più. So esattamente il momento in cui ti ho perso, l'ho letto sulla tua faccia. Ora però mi sembra di non aver bisogno di altro, che di te. Fa male, non immagini quanto, sapere che non si torna indietro. E tu guarda se per colpa tua devo rovinarmi uno dei momenti più importanti della mia vita.

domenica 20 novembre 2011

Il 7 links project

Finalmente trovo un po' di tempo (e di cervello lucido) per prendere la palla che mi ha passato Ladybug, di La libertà non ha prezzo! Ecco un gioco divertente per rispulciare i propri vecchi post: il 7 links project!
Sette categorie per mettere in evidenza sette post del blog. Una volta fatto, si passa la palla ad altri sette blog. Non è stato facile, un po' perché non credo di aver scritto post estremamente significativi o memorabili, un po' perché il mio spazio è nato da pochi mesi, ma dopo lunghe riflessioni ecco le mie scelte!

1) Il post il cui successo mi ha stupito
Credo che sia Friend with benefits. L'ho scritto più come una sorta di promemoria per me stessa, per ricordarmi che potevo stare benissimo così, da sola, senza voltarmi indietro a cercare persone che avevano scelto di andarsene. E invece a quanto parte il tema del trombamico incuriosisce un bel po'!

2) Il mio post più popolare
Si tratta di Sciatteria femminina, che ha scatenato un dibattito interessante, segno che per qua sono passate e passano delle menti niente male.

3) Il mio post più controverso
Certamente è Una paura talmente folle, non solo per il titolo inquietante. Non mi sarei mai aspettata di ruscire a scrivere, seppur protetta da uno schermo e da uno pseudonimo, cose che mi hanno fatto tanto male e che ancora oggi si fanno sentire. Sembrano appartenere ad un passato lontano, ma ogni tanto riemergono. Confessarle "al mondo" e ricevere la solidarietà di chi mi ha letto è stato di grande aiuto

4) Il mio post più utile 
In Gli esami non finiscono mai c'è una piccola guida per cercare di superare indenni ed esteticamente accettabili il periodo di esami, di qualunque tipo. Non ho buona manualità né senso pratico, qui è impossibile trovare consigli di cucina/bricolage/trucco!

5) Il post che secondo me non ha avuto l'attenzione che meritava
Uomini assurdi volume V: la ventosa non merita di essere snobbato così! Sarà che il tizio di cui parlo era davvero assurdo o perché le mie amiche mi prendono in giro ancora a tre anni di distanza, ma mi aspettavo di provocare qualche risata e commento al vetriolo in più!

6) Il mio post più bello
Non ci ho messo molto a scegliere, è di certo Buon compleanno. Per il periodo particolare in cui l'ho scritto e per l'affetto immenso che provo nei confronti dell'amica a cui era dedicato. Perché abbiamo festeggiato il suo 27esimo compleanno a dovere e ci siamo unite, se possibile, ancora di più. Perché le amiche come lei sono quanto di meglio si possa avere e riuscire a dimostrarlo, anche su un blog, è una soddisfazione.

7) Il post di cui vado più fiera
Credo sia Analfabetismo sessuale e uomini assurdi (volume I), perché in quel periodo mi sono trovata in situazioni esilaranti che mi hanno spinta a regalare alla blogosfera alcuni dei miei più disastrosi (e divertenti) scontri con l'altro sesso. 

Ecco dunque i sette blog a cui passo la palla:

1) MichiVolo di Come prendere un caffè
3) Micol di Di tutto un po'
5) Emy di So' problemy

sabato 19 novembre 2011

Motori di ricerca

Una comparsata veloce per dirvi che qualcuno è arrivato al mio blog googlando "muore 26 anni mononucleosi". Ora, mio caro visitatore, la mononucleosi sarà anche fastidiosa, ma ti assicuro che non si muore. Io sono (quasi) sopravvissuta! Un giorno dedicherò un post alle vie strane che portano i visitatori sul mio blog, tipo "come fanno sesso i truzzi" (in modo diverso da noi non truzzi?) o "pubblicità burger king" (come siano approdati qui è un mistero!)
Come trascorrerete questo sabato? Io birra tranquilla con amici, ché fa troppo freddo e siamo tutti molto stressati e stanchi. Buon weekend!

venerdì 18 novembre 2011

26

Qualche giorno fa ho compiuto gli anni. Ventisei. E comincio a realizzare solo ora che sono assai lontana dai miei 20 anni ubriachi e spensierati e mi sto velocemente avvicinando ai 30. Trenta. La generazione che mi sembrava così lontana giusto dieci anni fa, quando in quel cinema di una località di mare ho visto "L'ultimo bacio" e ho pensato "chissà dove sarò io a quasi 30 anni?". 

Ecco, a quasi30anni-anzi26, non sono esattamente dovrei avrei sperato. Ho un paio di lauree e un master per decorare il muro con pergamene decorate. Ho qualche storia sbagliata dietro le spalle, una più sbagliata delle altre. Ho moltissimi conoscenti e pochi amici veri, ma mi ritengo immensamente fortunata. Ho due lavoretti molto precari, che non mi permettono di lasciare casa di mamma e papà. Ho un ex fidanzato che nella giornata del mio compleanno mi ha mandato due sms e mi ha chiamato appena uscito dall'ufficio, fermandosi in macchina nel parcheggio, hai visto mai che io scappassi. Un ex fidanzato che dice che no, non possiamo stare insieme, ma poi ricorda tutte le mie scadenze importanti e quando ho l'influenza mi scrive per sapere se sono guarita. Un ex fidanzato con cui si finisce inevitabilmente a parlare di sesso, di quanto fossimo belli noi due insieme. Un ex fidanzato che mi chiede se dall'ultima volta che abbiamo parlato sono stata a letto con qualcuno, e si rallegra per il mio no. 

Ecco, se dieci anni fa mi avessero chiesto dove sarei stata a 26 anni, non mi sarei di certo vista qui. A combattere con il mio misero stipendio, a chiedermi perché una persona può essere tanto limpida e complicata insieme, a desiderare fortissimo di essere altrove, di resettarmi il cervello. Avrei risposto che sì, mi sarei vista laureata, con un fidanzato mediamente attraente e molto intelligente, di certo non nella mia ridente cittadina natale a correre da una parte all'altra come una pazza. 

C'è qualcosa di molto ingiusto in tutto questo, è ingiusto nei miei confronti e nei confronti delle molte, troppe persone che si sono impegnate per dare il massimo. La maturità con un voto buono, la triennale nei tempi, la specialistica prestissimo, che ho fretta di finire. Due anni di master, ché questa società bisogna affrontarla con la giusta preparazione e con tutti questi titoli "tu precaria non finirai mai, sei troppo sveglia, meriti il successo". 
Decisamente, dieci anni dopo sono dalla parte opposta rispetto a dove mi sarei immaginata la sera della mia sedicesima festa di compleanno (era un sabato, compito di storia dell'arte al mattino e festa a sorpresa degli amici la sera: sì, lo ricordo perfettamente perché è stato uno dei compleanni più belli e sì, ho molta memoria per le cose inutili). Quella sera ho bevuto uno dei miei primi amari Montenegro e mi sono sentita, finalmente, "grande". Pensavo che finalmente mi avrebbero preso sul serio, che forse i miei genitori avrebbero allungato il coprifuoco, che potevo iniziare a dire/fare/pensare, perché a 16 anni non sei più come a 15, ancora troppo vicina ai 14. A 16 anni cominci a guardare ai 18, alla patente, al libretto delle giustificazioni, al diploma e all'università. A 16 anni non ci pensi che 365 giorni passano in un attimo e scorrono dieci volte senza che tu riesca ad accorgertene. 

Ma io per ora non ci voglio pensare. Voglio continuare, ancora per qualche giorno, a respirare la felicità della sera dei miei 16 anni. Il profumo nuovo, il Montenegro, gli amici, il "chissà come saremo fra dieci anni". Anche se uso lo stesso profumo di Calvin Klein da quattro anni, anche se ho bevuto migliaia di amari (e molto altro), anche se alcuni degli amici dell'epoca sono stati allontanati dalla vita (ma qualcuno, per fortuna, è rimasto vicinissimo a me). Voglio ancora sorridere, godermi i regali e la cena, pensare che ho ancora molto, moltissimo tempo per dire/fare/pensare/decidere. In fondo l'aspettativa di vita è sempre più lunga e io sono praticamente una teenager, no? 

venerdì 11 novembre 2011

Libido e altre storie

A me mica l'aveva detto, il medico, che la mononucleosi porta anche un incredibile calo della libido. Che poi in fondo è meglio così, che di uomini appetibili all'orizzonte ce ne sono pochi. A parte lo sgrammaticato, che sabato sera mi si è dichiarato sul divanetto di una discoteca semivuota tentando di ottenere qualcosa facendomi bere. E niente, non la smetteva, nonostante io stessi chiacchierando con la mia amica e gli abbia spiegato chiaramente che no, non ce n'è, in questo periodo non ho proprio voglia di sentire nessuno. Ah, poi c'è il mio ex ragazzo che mi manda messaggi a doppio senso e insiste che devo andare a prendermi il mio regalo. Ma mica ho ben capito se mi prende in giro o fa sul serio. La teoria più accreditata è che, dato che sta perdendo capelli, ha bisogno di sicurezza. E ad ogni centimetro di stempiatura corrisponde l'aumento dell'aria da uomo che non deve chiedere mai. Le persone cambiano. Ma io preferisco non pensarci, perché mi sale il sangue al cervello. 
Nel frattempo l'Italia sta per cadere a rotoli, ma almeno ci stiamo per liberare di Berlusconi, che io odio e ho sempre odiato. In fondo, però, mi fa pena. E' pur sempre un uomo anziano che credeva di essere invincibile e sta perdendo tutto. Un po' come i matti dei film che credono di essere Napoleone. In fondo ho un cuore anch'io, basta solo saperlo scoprire.

domenica 6 novembre 2011

Ode to my family



Non ho più molte parole. Per la mia salute zoppicante, per i miei sentimenti non corrisposti, per l'assoluta precarietà del mio lavoro e la miseria della mia paga.
Per questa Italia, governata da una classe politica indegna, dove si muore per una perturbazione atmosferica e i più si indignano per il rinvio di una partita di calcio. 

Poi però ho parlato con un'amica. Una di quelle perle che capitano nella tua vita per caso e tu ti senti, nonostante tutto, fortunatissima. Le ho detto che mi piace il ragazzo che sta frequentando. E' carino, educato, simpatico, intelligente e rispettoso. E lei mi ha detto che potrebbero anche sposarsi, e che il mio posto da testimone è assicurato. Ho sorriso e mi sono commossa. 

Perché nonostante la vita sia spesso complicata e difficile, per fortuna esistono persone che ti stanno vicino. A prescindere dalle cavolate che fai, dallo stato in cui sei, dalle lacrime che versi. Loro si mettono lì, ti stringono la mano, ti offrono un aperitivo, ti lasciano parlare, ti fanno i capelli e ti truccano per farti sentire meglio. Sono queste persone che ti fanno pensare che la vita, nonostante tutto, è piena di cose belle degne di essere godute fino in fondo. 

E spesso mi scordo che di amiche - e di un amico - così ne ho più di quante potessi sperare. E' che ho una rumorosa famiglia allargata, due sorelle un po' fuori di testa, due genitori che mi hanno regalato un'educazione di cui vado fiera, due nipoti bellissimi, due cognati pazienti e disponibili. Quando penso che mi manca qualcosa di grande che non ho più, dovrei ricordarmi un po' più spesso del tesoro prezioso che ho. E che rimane nonostante i difetti, gli sbalzi d'umore e l'insoddisfazione.


giovedì 3 novembre 2011

Uomini assurdi volume V: la ventosa

Lo so, negli ultimi tempi sono stata lamentosa e triste. Ma per fortuna pochi giorni fa ho ripescato nella memoria un episodio per il quale le amiche ancora mi deridono. Ecco allora che torna la rubrica di successo "gli uomini assurdi della mia vita", con la quinta puntata: l'uomo ventosa.

Era l'estate del 2008, io ero una studentessa 22enne al primo anno di specialistica alle prese con l'ultimo esame della sessione estiva. Dei 4 libri da studiare non mi entrava in testa nulla, la tesina che dovevo presentare era una vera schifezza, così colsi al volo l'invito per quel sabato di luglio. Era la festa di laurea di 4 amici più grandi di me di qualche anno che adoravo, perché con loro avevo trascorso le serate più divertenti e alcoliche di quell'anno. La serata era a base di molto cibo e ancora più alcol. Io avevo un nuovo taglio di capelli ed ero magrissima (e fighissima). In più indossavo un top rosso molto scollato e avevo osato persino mettere i tacchi (perché la mia memoria prediliga certi particolari rimarrà sempre un mistero). Non ci volle molto per essere tanto ubriaca da capire ben poco. Eppure cercavo di continuare a darmi un tono. Mi ero messa a parlare con un rasta (che stranamente non mi piaceva) e con un ragazzo romano molto carino, che faceva un lavoro interessante, parlava 3 lingue e sembrava starci. Ma, chissà come, finii a chiacchierare con un bancario, noioso e vestito male. Aveva una camicia viola a maniche corte, una cravatta larga in tinta, jeans tagliati a pinocchietto e ciabatte da vecchio tedesco. Io cercavo di seminarlo andando in bagno, ma lui mi seguiva. Risultato: ci prova proprio lì, tra il lavandino e il cestino della carta. Questa è una cosa che ho sempre odiato, che dimostra che sei veramente messo male: capisco che sono ubriaca, ma seguirmi in bagno per limonarmi è davvero squallido! Purtroppo io ero davvero molto ubriaca, così non solo ci sono stata, ma mi sono fatta anche prendere dall'entusiasmo
Durante il taglio della torta, però, uno dei festeggiati si è stappato una bottiglia di spumante magnum nell'occhio, una cosa non proprio piacevole. Così, mentre si decide se portarlo o meno in ospedale (e mentre il bancario non mi si stacca più di dosso), il festeggiato accecato mi si avvicina e, ancora più sbronzo di me, sorretto dalla ragazza, mi fa: "Certo che in questi mesi ti ho visto andare con tutti, ma con me non ci hai mai voluto fare niente!". Inutile dire che volevo scomparire, soprattutto perché ho notato la furia omicida della fidanzata verso di me (anche se in realtà avrebbe dovuto apprezzare che non avevo mai osato toccare il suo uomo!). Alla fine il gruppo si divide: alcuni accompagnano il malcapitato al pronto soccorso, gli altri vanno al mare per fare il bagno di notte (quando si dice l'equità...). Io rientro nel corteo diretto all'ospedale, ma il bancario decide di restare in macchina per continuare a "farci le coccole". Non so quanto tempo sia passato, ma alla fine il festeggiato accecato viene dimesso con una benda. Andiamo tutti a casa sua e il bancario (che non abitava nella nostra città, ma era venuto solo per la festa) decide di prendere la valigia e dormire da me, perché lì c'erano già troppi ospiti. 
Fin qui va bene. Ma io, sarò naif, metto subito le cose in chiaro: se vieni a dormire da me, ma non ho nessuna intenzione di concedermi, io te lo dico da subito. Tieni le mani a posto, perché si dorme. E a lui avevo detto la stessa cosa. Arrivati a casa mia già non ne potevo più, tanto era insopportabile nel parlare e appiccicoso. Io mi piallo sul letto vestita, ormai palesemente annoiata e inacidita. Ma lui, poco acuto, non si rassegna. Infila le mani ovunque, mi alza la gonna, cerca in tutti modi, con una certa disperazione, di portarmi a letto (nel senso biblico del termine, a letto in effetti ci eravamo già). Alla fine, stremato, dice persino "tanto a te cosa cambia, devi solo toglierti i vestiti!". Certo, perché io sono una bambola gonfiabile e hai un rapporto con me mentre dormi. Io non cedo, la sbronza sta passando e lo detesto sempre di più. Mi metto a ronfare, fino a che ad un'ora indefinita suona la sveglia del suo telefono. Lui comincia ad accarezzarmi e a baciarmi, cosa che detesto. Non solo perché chi mi conosce sa che appena sveglia deve lasciarmi in pace, a malapena può dire "buongiorno", ma perché se non c'è una certa confidenza e sintonia - sesso a parte - non tollero certi gesti affettuosi. Sì, è cinismo e forse è anche un controsenso, ma sono fatta così. C'è stato solo un uomo a cui al mattino abbia permesso di parlarmi e strapazzarmi e credo che quella sia la forma più alta di amore di cui io sia capace. 
Tornando al bancario, mentre mi accarezza tenta di dirmi chissà quali parole dolci, a cui io rispondevo con uno dei miei tipici grugniti da prima mattina. Ricordo solo che mi diceva "ora vado a fare colazione, che dici, me la merito una buona colazione?". Il mio pensiero è stato: "sti cazzi, chi ti conosce, ti sei autoinvitato a dormire da me e ora rompi pure le palle?". Credo di averglielo anche detto grugnendo. Ad ogni modo lui insiste perché lo accompagni alla porta, ma io gli dico "scusa, sono stanca e ieri ho bevuto troppo, non riesco ad alzarmi". Così un perfetto sconosciuto esce da casa mia con il trolley e la coda tra le banche. 
Pensavo di essermene liberata, e invece no. Nei giorni successivi mi chiama, raccontandomi che tornato a casa dell'amico (il festeggiato accecato) nessuno gli aveva aperto, così si era messo a dormire in macchina, a luglio, col motore acceso per poter tenere l'aria condizionata e non morire liquefatto. Ammetto che per un nanosecondo mi sono sentita in colpa. 
Qualche giorno dopo incontro il festeggiato accecato e mi dice che ha una cosa per me. Era un biglietto di auguri per una laurea, di quelli pseudoscherzosi (e odiosi) con i pupazzetti. Me lo aveva comprato il bancario, devo ancora averlo da qualche parte, mi fece ridere moltissimo. E speravo fosse finita lì. Invece il sabato successivo c'era un'altra festa di laurea, a cui chissà come era riuscito a farsi invitare. E il pomeriggio mi manda un sms: "Allora ci vediamo stasera e festeggiamo insieme?". Presa dal panico chiamo coinquilina che tentava di studiare nella sua stanza e le chiedo cosa fare. Lei è tassativa: non rispondere, se è necessario spegni il telefono. Ora, a me non piace essere scortese, rispondo a tutti anche a chi non mi interessa, anche a chi è sgrammaticato e non se lo meriterebbe. Ma il bancario mi faceva persino paura. Così ho seguito il consiglio della mia amica, pensando che la sera, quando me lo sarei ritrovato faccia a faccia, avrei improvvisato. Arrivate alla festa veniamo subito travolte da un vortice di chiacchiere e bicchieri. Lo vedo da lontano, ma ancora oggi non so dire se sia stata solo una mia allucinazione. Perché lui non m'è venuto a salutare, io mi sono persa nella confusione alcolica. E intorno all'una mi è venuto a rapire un tizio che avevo iniziato a sentire da qualche giorno e che si sarebbe rivelato il più grande errore della mia vita. Ma questa è un'altra storia.

mercoledì 2 novembre 2011

Anniversari

Sono passati due anni esatti da quando ho mollato l'uomo più spregevole che abbia mai incontrato.
E proprio oggi ho venduto su eBay il suo ultimo regalo, un iPod (usato) che aveva già riempito di canzoni sostenendo che dopo quello non potevo non rimettermi con lui. Ricordo perfettamente quella sera del 2 novembre. Ricordo dov'ero seduta mentre gli parlavo, le sue lacrime, i suoi tentativi di riattaccare qualcosa che era da buttare da mesi. E ricordo che appena se n'è andato sbattendo la porta sono andata in cucina, ho acceso la televisione e ho finito la serata a ridere guardando la Gialappa's. Mi sentivo leggera e serena, come se mi fossi liberata di un peso soffocante. Non sono mai stata tanto tranquilla in vita mia. Ero di nuovo libera, con una vita da scrivere davanti. Per la prima volta ero realmente convinta di poter stare meglio senza di lui. E infatti nelle settimane successive mi sono goduta la ritrovata libertà dandomi agli eccessi. Nonostante fossi sotto tesi sono uscita e ho bevuto troppo per una settimana di fila. Mi sono goduta le amiche, andare a ballare senza pensieri, fare la stupida e baciare qualche ragazzo. 
Non è stato facile, ci sono stati strascichi conditi da scenate, insulti, minacce. Ogni volta che mi sapeva in giro mi mandava sms per tentare di farmi sentire in colpa, ha fatto follie di ogni genere. Non perché gli importasse davvero di me, ma perché non sopportava di essere stato mollato, di non potermi più manipolare. Io non mi sono mai pentita. Neppure per un attimo m'è passato per la mente di tornare indietro. Una volta trovata la forza sono riuscita ad uscirne, col terrore folle di incontrare un altro uguale o peggio di lui. Poi ho conosciuto una delle persone migliori del mondo e ci sono caduta con tutte le scarpe. Peccato che stavolta sia stato lui a troncare. Forse è vero che non sono adatta alle storie semplici e normali, che troppa felicità mi dà alla testa e non riesco a gestirla. E anche se ho perso quello che volevo (e voglio), pensare di essermi liberata di un peso tanto grande è una gioia impagabile.
E adesso voglio ricominciare da questi ricordi. Dal giorno in cui mi sono sentita forte come poche altre volte. Ho di nuovo un gran bisogno di andare avanti, di ricordarmi quanto possa essere grande e di non dimenticare che, anche quando credevo che tutto fosse finito, anche quando temevo di non meritare più nulla, la vita mi ha riservato cose meravigliose. Allora avevo toccato il fondo e sono stata in grado di risollevarmi. Ora mi basta solo convincermi che io sono meravigliosa, se voglio.

martedì 1 novembre 2011

need a life

Credo di aver ampiamente parlato di che razza di catorcio mi senta in questo periodo. Per fortuna ci sono lo smalto rosso, le serate rigeneranti con gli amici e sms carini di qualcuno che non ha capito che se non vuole che pensi a lui come al mio "fidanzato perduto che un giorno tornerà" deve smetterla di comunicare con me.
A parte questo, ho capito di avere urgente bisogno di una vita. Non solo perché so tutto di Sos Tata, Case da incubo, Cambio moglie e altri allegri programmi di Real Time, mentre le mie amiche a malapena ne conoscono uno. Ma soprattutto perché faccio sogni assurdi al limite della decenza. La scorsa notte, per esempio, ho sognato un ragazzo (lo chiameremo D.) che ho visto due volte nella vita, coinquilino di un mio amico. E' vero che m'era piaciuto un bel po'. E' vero che sono mesi che manco ad ogni serata in cui è presente e non riesco mai a rivederlo. Ma sognare di trascorrere una serata a baciarlo mi sembra un po' eccessivo. Quindi ben vengano diversivi che non siano lavori precari, famiglia, abbuffate ed ex fidanzati. Ma mica solo ex miei, anche ex delle altre. Che poi le ex sono ingombranti, io divento violenta e gelosa e il mio idillio si incrina.