venerdì 30 settembre 2011

Gli esami non finiscono mai

Non sono mai stata molto brava a dare consigli e non affiderei alle mie cure neppure un criceto, figuriamoci un bambino/ragazzino. Ma qualcosa di buono l'ho fatto: sono sopravvissuta indenne (questo è opinabile, diciamo che non mi sono ancora tagliata le vene...) a 8 anni di scuola dell'obbligo, 5 di liceo, 5 di università, 2 di master. E ora, a poco più di una settimana dall'esame più importante della vita (perché lo diceva quello che gli esami non finiscono mai), ho quasi imparato a gestire l'ansia e lo stress.
E' vero, certe emozioni non ti abbandonano mai, neppure al quasi-cinquantesimo esame universitario, quando per l'ennesima volta ti siedi in una posizione scomoda davanti al prof di turno e alla fine dell'esame firmi svogliatamente il verbale. Ma ci sono alcune, semplici regole, che possono davvero salvare la vita ed evitare di ridursi a larve prima di veder sfiorita la giovinezza.

No al pelo selvaggio
Non abbandonate cerette o rasoi: non sapete mai cosa può succedere. Non voglio certo lanciare vagonate di malizia, ma piuttosto raccontarvi che pochi giorni fa stavo per essere presa in pieno ad un incrocio da un furgone. E, come la mamma insegna, se non mi fossi fatta la ceretta alle gambe, cosa avrebbero pensato di me gli operatori del 118? Per fortuna sono riuscita a sterzare e a buttarmi sull'altra corsia evitando frontali. Macchina salva e ceretta inutile

No alle maratone
Non serve a nulla passare nottate intere con il libro tra le mani, né tanto meno trascorrere ore ed ore chiusi in una stanza col rischio che l'ossigeno smetta di alimentare il vostro cervello e iniziate a vedere mostri di vario genere. Lasciate spazio, nei limiti, alle uscite, alla palestra, ai trombamici/fidanzati di vario genere, ai telefilm, al cazzeggio puro e duro. Aiuta, tanto.

No alla reclusione
Vale più o meno quanto appena scritto: rinchiudersi in casa senza vedere nessuno non aiuta, anzi. A me non ha mai aiutato neppure studiare in gruppo (perché la gente sa come metterti ansia se non ce l'hai, altroché se lo sa!), ma confrontarmi o uscire con qualcuno che non dovesse sostenere il mio esame, quello sì, è un toccasana.

Sì al weekend
Va bene, io sono un caso particolare. Ci sono persone che ancora ricordano il mio esame di spagnolo, ancora borracha dalla sera prima (potevo perdermi una serata universitaria?! no!) o lo scritto di Sociologiadichissàcosa, il giorno dopo la vittoria ai Mondiali del 2006. Magari non ubriacatevi come pigne per evitare di perdere un'intera giornata in preda alla resaca, ma sfogatevi, bevete, andate a ballare. Un giorno di relax non ha mai fatto male a nessuno.

Per il resto, cercate di continuare la vostra vita più o meno come scorre sempre. Non siete gli unici al mondo a dover sostenere esami, e anche se in quel momento vi sentite gli esseri più piccoli del mondo e vorreste solo scomparire, tanto vale andare a sedervi davanti a quel professore e dimostrare ciò che sapete. E' questione di studio. Ma molto spesso anche di culo. Quindi non date mai retta alle voci di corridoio, provate anche se sapete tre quarti del programma (avete visto mai che vi chiedano proprio quello che sapete? A me la campagna elettorale di Vendola alle Regionali del 2005 salvò clamorosamente il culo). 

p.s.: Tutta questa tiritera da maestrina per dire che l'oroscopo di Capitani ha detto che questo weekend merito una gran dose di relax (attività sudombelicale anzi, diceva proprio così). Per questo mando all'aria i fioretti, metto i libri a riposo per almeno un giorno, mi do una ripulita e mi dedico al mio sport preferito. Aperitivo, cena, dopocena e forse a ballare per festeggiare il compleanno di una di quelle amiche che sanno sempre come farti sentire migliore. Sulla quantità alcolica non mi pronuncio, mi conosco fin troppo bene...

giovedì 29 settembre 2011

Buon compleanno

Per le chiacchiere, i consigli e gli sguardi d'intesa. 
Per tutte le volte che hai asciugato le mie lacrime e appoggiato i miei innamoramenti facili.
Per i pranzi della domenica, la pizza e i dolci del lunedì. Per i kebab indigeribili, la torta mimosa e il prosecco a litri. 
Per tutte le volte che mi hai truccata e pettinata, ché io di essere bella e femminile come te proprio non sono capace. 
Per le volte in cui ero talmente sbronza da non riuscire a capire neppure cosa mettermi per andare a ballare e mi hai vestita dai collant al cappotto. 
Per la sera in cui le ho prese per difenderti da un ciccione ubriaco che ti toccava il culo. 
Per la tua dolcezza e la malizia insieme. Per la tua r moscia che fa innamorare schiere di uomini.
Perché dovunque io senta il tuo profumo mi vieni in mente e non riesco a non sorridere.
Per tutte le avventure che abbiamo condiviso e per le nostre canzoni.
Per le lunghe giornate a studiare, facendoci coraggio l'una con l'altra, intorno al tavolo bianco.
Per i tè delle 5 e le tisane prima di dormire.
Per avermi sempre appoggiata, in ogni condizione e anche quando sbagliavo.
Perché sei una persona eccezionale, bellissima fuori ed eccezionale dentro.
Perché anche se non viviamo più insieme e siamo lontane chilometri sappiamo di poter contare sempre l'una sull'altra.
Perché a volte bastano un'oretta di macchina e tanto sushi per tornare semplicemente a respirare.
Perché per ogni tuo successo, per ogni tuo sorriso, a me si riempirà il cuore. 
Buon compleanno, amica.

martedì 27 settembre 2011

"No al partito dell'ansia. Sì alla Nutella"*

La citazione è di un amico/collega particolarmente sensibile e geniale. 
C'è che mancano un paio di settimane. E più studio, meno mi sembra di sapere. E mi sento ignorante. E rimpiango di essere stata così calma finora, perché come al solito l'ansia mi frega sullo sprint finale. E odio le persone che mi mettono ansia, che vogliono farmi domande su Skype, che mi scrivono solo per buttarmi addosso la loro merda. E odio chi non capisce e "che sarà mai, vieni a fare l'aperitivo ad 80 km". 
Ma penso che sono al punto in cui desidero essere da una vita. E che domani è il compleanno di un grande pezzo di cuore che mi sta vicino da quasi dieci anni. Che sabato lo festeggeremo nel miglior modo possibile. E che qualunque cosa accada per queste persone io sarò sempre la migliore (anche se in questi giorni mi sento inutile, ignorante e ben poco appetibile). E soprattutto penso che, per fortuna, le sindromi premestruali ogni tanto passano.

* Il senso di questo sproloquio è che chi tenta di contagiarmi con la sua ansia o vuole sfoggiare la sua presunta superiorità può andarsene beatamente a fare in culo. Senza censure.

lunedì 26 settembre 2011

Uomini assurdi volume IV: a volte ritornano

E' lunedì. Ho passato il weekend tra febbre, mal di stomaco e dolori di vario genere. Ho firmato il mio pre-contrattino. Che mi sa tanto di inculata, ma in fondo devo ringraziare questi malcapitati che hanno fiducia in me e hanno apprezzato il mio essere st(r)agista sempre pronta a fare fotocopie e portare fogli ad omaccioni incazzati. Avevo già in mente un post brillante che salutasse questa nuova settimana. Poi così, dal nulla, mi arriva uno squillo. Uno squilletto, quello che a 15 anni era così carino perché significava "ti penso", "tvb", "ti vorrei limonare". Ma che già dopo i 16 è diventato roba da sfigati. E chissà, forse è da sfigati anche per i 15enni di oggi. E lo squilletto mi permette di introdurre la rubrica "Uomini assurdi", quarta puntata. Per la comprensione della storia - e del soggetto - è importante capire i tempi.

ottobre 2007: una me quasi 22enne sotto tesi non si perdeva una serata universitaria insieme a fidate coinquiline. Inizio a puntare un tizio amico di amici, lo chiameremo Dimitri (il suo nome è ovviamente russo e assurdo, ma non è proprio questo). Una sera, chissà come, finisco a chiacchierarci, scappa un bacio e lui mi chiede il numero. Fin qua tutto bene. Qualche giorno dopo provo a farmi sentire (sbagliato, lo so, ma era una prova!), ma il suo telefono è spento. Morto. Penso che sia emigrato e mi levo il pensiero. Nel frattempo mi laureo e combino altri svariati danni. 

Natale 2007: ero a casa di cugini, avevo voglia di salutarli nonostante il mio noto odio per le feste comandate e le rimpatriate familiari. In più, particolare non irrilevante, dovevano darmi il regalo di laurea. All'improvviso mi arriva un sms. Mittente: Dimitri. Penso agli auguri di Natale, alle scuse per essere sparito, ad un invito. Invece mi chiede solo chi sono, perché ha quel numero registrato sul telefono col mio nome, ma proprio non ricorda. Decido di fare la gnorri, gli dico che non so dove ci siamo conosciuti, ma io non ho il suo numero (donna spavalda io!). All'improvviso gli torna la memoria, mi chiede se sono l'amica di tizio che ha conosciuto nel determinato locale quella precisa sera. Idiota. Quando confermo mi scrive "allora auguri di buon Natale". Non capisco, ma sopravvivo.

fine gennaio 2008: da un mesetto circa frequento un dj un po' sfigato (un soggetto che meriterebbe libri e libri di psicoanalisi). Una sera sono a prendere una birra con amici e Dimitri mi scrive chiedendomi se frequento qualcuno. Gli dico di sì e attacca una pippa del tipo "è solo colpa mia, mi sarebbe piaciuto uscire con te, ma ho sprecato un'occasione, forse poteva nascere qualcosa di importante, ma non lo saprò mai". Non ricordo cosa gli ho risposto, ma era certamente qualcosa di molto sarcastico. 

Passano anni. Vengo tradita dal dj, mi faccio altre storie, mi fidanzo per un anno e mezzo, vado in Spagna, mi sfidanzo, mi faccio altre storie, mi ri-laureo, mi rifidanzo, mi si spezza il cuore, mi faccio altre storie, finisco tutti i miei studi, oggi.

Oggi, fine settembre 2011 (avevo scritto 2006, certamente il mio inconscio vorrebbe essere più giovane...), un numero che non ho in rubrica mi fa uno squilletto. Impazzisco a pensare chi possa essere, cerco nella rubrica cartacea, magari è qualcuno che mi cerca per lavoro (se vabbè ti piacerebbe). 
Ma dopo qualche minuto mi arriva un sms: "Ciao scusa, ho trovato il tuo numero su un vecchio cell come Iris, ma non so chi sei. Io mi chiamo Dimitri, ci conosciamo?". Ho inoltrato il messaggio a coinquilina. Sta ancora ridendo. 

Ora ditemi: uno così, che senso di esistere ha? Dove sei stato negli ultimi quattro anni? Come sei messo male che recuperi numeri femminili da vecchi cellulari per provarci così a caso? Io l'ho visto l'ultima volta la sera in cui ci siamo baciati perché ha lasciato l'università e anche se abita in una città poco lontana dalla mia, non credo di averlo mai più incrociato. Ha senso tanta disperazione? Dico, iscriviti a facebook, che almeno vedi le foto e magari ti stimolano la memoria! Io ci rinuncio a capire i maschi, lo giuro.

domenica 25 settembre 2011

Diventare grandi

Vi è mai capitato di rendervi conto che qualcosa in voi è cambiato radicalmente, da qualche tempo, ma di prenderne coscienza solo in quel preciso istante? Cambi di gusti, atteggiamenti, valori, idee, comportamenti. Mi è capitato quando ho smesso di mangiare il gelato alla nocciola, quando ho iniziato a nutrirmi di zucchine, quando ho iniziato a fumare mentre dicevo che non sarebbe mai successo. Quando ho compreso che anche il sesso senza amore aveva un suo perché, quando ho deciso che non avrei più tollerati i comportamenti di alcune persone intorno a me. 
Ultimamente, all'improvviso, qualcosa è cambiato. Perché potrai anche prendere due lauree, riuscire a sopravvivere senza essere fagocitata dal disordine, imparare a preparare qualche pietanza per non morire di fame. Ma non potrai mai dire di essere diventata grande fino a che non riuscirai, da sola, a prendere le cimici (rigorosamente con strati di fazzoletti o carta igienica) per buttarle nel wc. Ecco, negli ultimi tempi ho preso consapevolezza di me e mi sono fatta coraggio. Ho smesso di piangere, tremare e provare disgusto (quello non passa mai, ma almeno cerco di camuffarlo). Ora sono davvero pronta per affrontare il mondo da sola!

p.s.: Questo post è frutto dell'inutilità della mia vita negli ultimi giorni: chiusa in casa da venerdì per una fastidiosa influenza, avrei solo voglia di uscire a farmi una birra, ma sono costretta a letto con lancinanti dolori allo stomaco, decimi di febbre e una narcolessia che non avrò nemmeno a 90 anni. 

venerdì 23 settembre 2011

Radio Maria



A volte mi faccio molto male. Sigarette, alcolici, untissimi menu di Burger King, posizioni assurde nello stare al pc (dovreste vedermi adesso, per esempio, che poi mi lamento pure che "ho mal di collo e nessuno mi fa massaggi"). Qualche giorno fa ho deciso di provare qualcosa di diverso. Stufa della mia radio probabilmente risalente a prima che esistesse Radio Dee-Jay (e che per questo continuava a perdere il segnale), ho pensato "ora giro un po' e mi fermo sulla prima stazione che si senta decentemente". Tutti sanno qual è l'unica radio che si sente sempre, comunque, dovunque, in qualunque condizione climatica. No, non è Isoradio. Ovviamente Radio Maria! La speaker aveva la stessa voce che avrei io dopo essermi fumata due cannoni (ehm... non l'ho mai fatto giuro.......), ma il suo ruolo era quello di moderare le telefonate da casa. La prima signora richiedeva una canzone, "Madonna negra" o qualcosa del genere, per suo figlio a cui andava male tutto. L'altra era felicemente colpita dall'intercessione della Madonna per averle fatto incontrare, dal medico che si occupa del figlio sordomuto, genitori colpiti dallo stesso problema. Era tutto un "grazie Maria", è bello vedere come intervieni nelle nostre vite. Ora io dico: se non incontri genitori di sordomuti nella sala d'aspetto del medico che cura i sordomuti, dove pensi di incontrarli, in discoteca? Poi si sono messi a fare tutti insieme il rosario, nella sala d'aspetto. Non ho resistito oltre e mentre continuavo a ridere ho cambiato stazione. Lo so, sono cinica e blasfema, queste persone hanno problemi reali e di certo un grande bisogno di appigliarsi all'idea di una forza sovrannaturale che possa migliorare la loro vita. Ma le richieste di dediche alla Madonna no, quello è troppo anche per il mio stomaco forte.

(Colonna sonora, ca va sans dire, Judas)

post scriptum (presa da un rimorso di coscienza): sarà stata l'intercessione mariana, ma sembra che io abbia un lavoro. Non un lavoro vero, una collaborazione saltuaria. Ma alla fine di una settimana di autostima sotto i piedi e fastidiosi malanni da femmina media, mi sembra la notizia più bella del mondo!

    giovedì 22 settembre 2011

    Post-it



    A volte la storia della musica si intreccia alla tua. E mentre chiudi un capitolo importantissimo della vita qualcuno saluta una passione e milioni di fan. Arrivederci.

    Nightswimming deserves a quiet night/I'm not sure all these people understand/It's not like years ago

    mercoledì 21 settembre 2011

    Effetti collaterali

    Non sono una ragazza comune, l'ho sempre saputo. E non perché mi ritenga troppo figa, ma perché spesso i discorsi o le attività da "femmina" mi annoiano (e qui ci sarebbe da aprire un intero capitolo sul mio femminismo in realtà maschilista, ma evito). Il punto è che io non posso avere reazioni come le persone normali. Sto preparando un esam(on)e in cui ho investito tutta la mia formazione e la mia vita (nonché una discreta quantità di soldi), vedo il mio futuro nebulosissimo, l'estate è finita. Eppure io non sono agitata, non ho paura, non ho le tipiche crisi di nervi che vedo in alcuni colleghi (e molte colleghe). Io no, io sono tranquilla. Fumo tanto, è vero, mangio qualche schifezza (non più del solito), a volte faccio fuori un pacchetto di gomme in un paio d'ore. Ma sono tranquilla. Per questo somatizzo. Perché lo stress, da qualche parte dovrà pur uscire. Così ho sviluppato una serie di poco simpatici malanni ed effetti collaterali non gravi ma molto fastidiosi. Poi c'è il fatto che qualche sera fa ho abbracciato il mio cantante preferito, l'ho ringraziato, ho sentito il suo ottimo odore e ho quasi pianto come una 15enne. Questo mi ha creato uno stato di benessere totale, che spero durerà fino alla data x. Temevo fosse cinico e maleducato, invece è molto meglio di come lo avevo sempre immaginato e di ciò che dicono i suoi testi. E no, lo giuro, non è Tiziano Ferro.

    venerdì 16 settembre 2011

    Corpi e anime

    Giornata infinita, cena all you can eat con ex collega stagista a parlare di sesso/aneddoti divertenti/sesso/conoscenti comuni/sesso. Cinema con altri amici, tante chiacchiere. 
    Poi riaccompagno la mia ex compagna di st(r)agismo e vedo l'infinità di prostitute che popolano le strade intorno a casa sua. Ferma al semaforo ho guardato distratta lo specchietto retrovisore. E ho visto una ragazza che, dopo una breve contrattazione, è salita su una Punto. Lei era alta, formosa, con tanti capelli biondi, naturalmente vestita in modo molto vistoso. Ho cercato di immaginare quali potessero essere i suoi pensieri quando ha richiuso lo sportello dietro di sé per andare a vendere il suo corpo a qualcuno forse persino più disperato di lei. Mi sono chiesta come sia arrivata sulla strada, quali fossero i suoi sogni quando era piccola, come trascorresse le sue giornate. 
    Mi sono immedesimata in lei, io potevo essere lei, se solo fossi nata in qualche altro posto del mondo e non fossi stata così fortunata da avere, nonostante tutto, una famiglia che mi aiuta sempre quando ne ho bisogno. Mi è salita una gran tristezza. Vorrei che la smettessimo di tollerare tutto questo, che la piantassimo di fingere che poco più in là di noi ci sono ragazze che potrebbero essere nostre amiche, figlie, sorelle, costrette da qualche carnefice a vendere il proprio corpo per pochi spiccioli. 
    Essere donna, a qualunque latitudine, può essere davvero molto difficile.

    domenica 11 settembre 2011

    Friend with benefits*

    Ispirata da questo post di Polly e da alcune mie vicende personali, ho iniziato a riflettere sulla figura del trombamico. Il mio, al momento, è ottimo sulla carta, ma ha una serie di particolarità che proprio non mi vanno giù e sono per questo certa che non potrei mai, e dico mai, innamorarmene. Ma dato che la frase che mi sono sentita ripetere più spesso negli ultimi mesi è "mai dire mai", preferisco pensare di aver imparato qualche lezione e di essere, finalmente, diventata grande. 
    Il segreto sta, come già ampiamente documentato da Polly, nello scegliersi un trombamico con un difetto evidente. Naturalmente una discreta abilità amatoria è la prima qualità, altrimenti che trombamico sarebbe? Il mio, poi, è carino il giusto, divertente, gentile. Fa un bel lavoro, offre spesso e volentieri (soprattutto alcolici), mi insegna un sacco di cose sul mare. La nostra attività preferita, oltre a quella da cui la definizione di trombamico, è commentare l'abbigliamento tamarro di certe persone e minacciarci l'un l'altra "ora te lo/la presento e dico che ti piace". 
    Ovviamente c'è un ma, altrimenti me lo sarei già accaparrato come fidanzato. Spesso il suo sarcasmo è fin troppo pesante, o meglio io sono assonnata e/o ubriaca e mi offendo per battute che non capisco. Inoltre il tipo in questione è dedito a vizi non del tutto legali, che alla lunga mi mettono a disagio. Una di quelle cose che ti fa pensare "non lo presenterei mai a mia madre, non potrebbe mai essere il padre dei miei figli". Non che io abbia un desiderio di maternità o di monogamia, sia chiaro. Last, but not least, il mio trombamico sparisce per giorni e settimane intere. Non ci ho mai dato grande peso, anche se ammetto di essermi chiesta il perché di un atteggiamento tanto sfuggente. Ieri, complice qualche mojito di troppo, ho avuto la risposta. Io gli piaccio, tanto. Altrimenti, dice, non mi avrebbe presentato i suoi amici, né mi lascerebbe dormire a casa sua, né mi bacerebbe davanti ad altre persone (ma questo, sia chiaro, non è un tratto comune da trombamico). Per questo si forza per vedermi saltuariamente e far durare la nostra "amicizia con benefici" il più a lungo possibile. Perché stiamo bene insieme, ma pensa che potrebbe iniziare a provare qualcosa per me. Così preferisce tenersi un po' disparte per non rovinarmi la vita, perché sa che me la renderebbe impossibile come ipotetico fidanzato. 
    Dopo queste parole mi sono quasi commossa. Ho trovato la ricetta perfetta. Un trombamico che ride a questa definizione e accetta di stabilire dei confini e delle regole. Un uomo con cui mi diverto, a cui non devo nessuna spiegazione, che mi va a comprare persino le sigarette se glielo chiedo. Uno che nella sua follia è così razionale da dimostrare di tenere al mio benessere molto più di quanto ci abbiano tenuto ex fidanzati di vario genere. Forse non durerà, forse è troppo bello per essere vero. Forse con il tempo non tollererò i suoi difetti nemmeno in questo particolare tipo di rapporto così distaccato. Ma per ora mi va bene così.
    Non so se la ricetta sia proprio questa, se funziona sempre così. So che per me, che tendo a partire in quarta e a farmi trascinare dalle emozioni, è la ricetta giusta. Nel resto dei casi, credo sia necessario saper dosare tutti gli ingredienti. Ma a mio parere mai, e dico mai, è lecito andare a letto con un berlusconiano. C'è un limite a tutto.

    * Intitolare un post "trombamico" non mi sembrava carino, così ho deciso di usare il corrispettivo anglofono

    mercoledì 7 settembre 2011

    Donne servizievoli o vittime?

    Le persone con cui ho frequentato il liceo, a parte pochissime eccezioni, non sono mai state dotate di grande sanità mentale (me compresa!). C'era quella che si tagliava le braccia, quella che piangeva per non farsi interrogare in storia, quella che dichiarava di amare Berlusconi e bramarlo fisicamente. C'era il tizio manesco che non si lavava, quello a cui piaceva il sesso sadomaso, il fanatico sportivo sparito dopo la maturità. Poi c'era lei, la chiameremo Alba, che all'apparenza sembrava normale. Piccolina, carina, non particolarmente brillante o studiosa, una persona senza eccessi, nella media. Un giorno, però, mi ha confidato di comprare ogni tanto un pacchetto di sigarette da 10, pur non essendo una fumatrice, "perché se un ragazzo carino me ne chiede una almeno posso offrirgliela". Ecco, Alba era una sottomessa, della peggior specie. Dentro di me, all'epoca, l'ho criticata in malo modo "perché guarda tu se dobbiamo piegarci così ai desideri dei maschi, io sono emancipata e moderna, non mi farò condizionare da loro". Oggi, circa dieci anni dopo, è finita che Alba ha lo stesso ragazzo trovato poco dopo quella conversazione, mentre io. Io. Dai su, non c'è bisogno di ricominciare la tiritera sui miei rapporti con i maschi....

    Ad ogni modo oggi, mentre facevo pausa sigaretta, ho ricordato dell'abitudine di Alba e ho iniziato a pensare alle donne. Siamo naturalmente programmate a fare le "geishe", a prevedere i desideri dei maschi senza farci mai cogliere impreparate, o siamo invece vittime di una società, limata da anni di Cattolicesimo e maschilismo, che ci impone di essere sempre un po' asservite? Non credo che in molte comprassero sigarette per offrirle nell'eventualità di essere abbordate da un tipo carino. Ma non è forse questo il risultato di tutto il resto, di una vita passata a cercare di essere "carine, profumate, in ordine"? Io sono cresciuta in una famiglia ad alto tasso femminile e per fortuna non ho mai vissuto direttamente le differenze con un eventuale fratello. Ma mi è sempre stata instillata l'idea che le ragazze devono essere educate, composte, pulite. Niente gomiti sul tavolo, non si parla con la bocca piena (ecco, di questo sono fiera, conosco una ragazza con cui sono costretta a mangiare spesso che si mette persino a strillare col boccone e ogni volta il mio stomaco si contorce in preda ai conati!), hai la gonna non correre e non sudare. Io puntualmente strappavo le calze, sporcavo la gonna e andavo in giro con le ginocchia sbucciate. Ma, crescendo, sono diventata vittima di certi meccanismi. Vestirsi con cura, truccarsi (per fortuna non ne abuso, non solo perché non sono molto abile, ma perché in poco tempo divento un vero e proprio panda!) e agghindarsi in maniera ossessiva sono solo lo sfogo della nostra più o meno marcata vanità, o sono anche il nostro "ruolo", la prosecuzione naturale al nostro essere "femmine", che qualche decennio fa si concretizzava nel fare la casalinga muta?

    Forse la mia è una visione un po' esagerata e certamente le mie riflessioni sono molto semplicistiche. Si potrebbe parlare per ore ed ore di quanto l'educazione, i media e la società influenzino i modelli di comportamento delle bambine, basta andare in un qualunque negozio di abbigliamento o di giocattoli per accorgersene. Quando ero ragazzina, a tavola, ho discusso con mia nonna che voleva obbligarmi a mangiare chissà cosa "perché le femmine devono mangiare tutto". E' vero, lei aveva più di 80 anni ed aveva la mia età negli anni Trenta. Ma da allora mi sono data un imperativo: non devo fare nulla per compiacere un maschio o per incarnare il mio "ruolo sociale", devo farlo solo per me. In realtà non penso di esserci riuscita del tutto. Non credo che le cerette, una passata di rossetto, una spruzzata di profumo, l'acquisto di certi abiti o persino determinati atteggiamenti civettuoli fossero tutti per me. Ma voglio avere la presunzione di essere in qualche modo libera da alcune sciocche convenzioni. Farò orrore a molti, ma la gran parte delle volte, anche in dolce compagnia, ho mutande e reggiseno spaiati, non sono truccata e i miei capelli non sono perfettamente in ordine. Sono gesti infantili e probabilmente qualcuno penserà che sono sciatta. Ma voglio continuare ad illudermi che siano una sorta di mia ribellione a questo sistema di wannabe veline. 


    Poi, va bè, il trombamico mi chiede di uscire venerdì, ovvero fra quattro giorni, e subito il cervello inizia a passare mentalmente in rassegna il guardaroba per decidere cosa indossare, per essere carina, ma non troppo in tiro, per non dargli l'impressione che mi sono ripulita per lui. Ma questa è solo facciata, poi con lui parlo della sua vacanza in barca e gli chiedo come si fa a risolvere il problema cacca...

    lunedì 5 settembre 2011

    Storia d'amore di un'altra vita

    Non avremmo mai potuto trascorrere la vita insieme. Mi avresti portato ogni estate in montagna, a camminare e sudare. Io che sono pigra fino all'inverosimile e adoro il mare, il sole, la salsedine sulla pelle. Mi avresti obbligato ad andare a correre alle 19, l'ora dello spritz, delle patatine e delle chiacchiere libere e un po' brille. Avresti insistito per insegnarmi a sciare, e io no, che ho le ginocchia storte e sono freddolosa e ho paura di farmi male. 
    La domenica mattina mi avresti svegliato prima delle 10, che dopo non sta bene, e magari mi avresti preparato anche la colazione. Succo d'arancia e Nutella, per farmi ingrassare ancora di più. Mi avresti fatto raffiche di domande prima che io bevessi la mia dose formato famiglia di caffè. E ti ci vedo, a fare la spesa alla Coop. "Ho dimenticato il caffè, ma ho trovato la Nutella da 3 kg". Ti saresti dimenticato che non posso mangiare il formaggio e la panna e ne avresti acquistati in quantità esagerate. 
    Avresti certamente preso in giro le mie lacrime di fronte a Roberto Saviano e la mia passione per il rosa e i miei bagagli esagerati. Mi avresti detto che sono un'alcolizzata, che ogni mio aneddoto divertente inizia con "Ero ubriaca". Avresti bruciato tutti i miei dischi preferiti "che a me questi gruppetti italiani non piacciono" e la t-shirt degli Afterhours. 
    Sì, va bé, insieme avremmo cantato De André e letto Internazionale e girato per il mondo con la macchina fotografica e l'iPod ballando ska stando attenti a non rimanere mai senza sigarette. Ma io quella tua amica lamentosa e il tuo berretto di lana, in tutta sincerità, non li avrei tollerati per la vita. 
    "Mi piaci, mi piaci davvero. E' il momento sbagliato". Sì, in un'altra vita, magari.

    venerdì 2 settembre 2011

    I hope you had the time of your life


    L'ultima volta che ti ho visto avevo più o meno 22 anni. Tu avevi appena preso la maturità e sembravi felice di iniziare una nuova avventura. Oggi, per caso, sono venuta a sapere che non ci sei più. E non importa il fatto che da anni non avessi tue notizie, non importa se ci siamo conosciuti quando eravamo poco più che bambini, non importa se la mia vita sarà la stessa dopo questa orribile notizia. Non è giusto soffrire tanto a 23 anni. Non è giusto scegliere di andarsene a 23 anni. E penso che certe cose non riuscirò ad affrontarle mai. E penso alle persone che ti hanno amato che ora ti piangono. E penso che non so se riuscirei a sopravvivere, se dovesse succedere a qualcuno che amo. Io voglio continuare a credere che fra qualche giorno andrò a prendere un aperitivo e ti incontrerò, per caso, e faremo le solite chiacchiere di circostanza. 

    giovedì 1 settembre 2011

    Settembre

    Se dovessi dare un odore all'ultimo mese, sarebbe quello della pelle bagnata dall'acqua di mare, su cui ancora resiste il profumo della crema solare.

    Se dovessi scegliere un sapore, sarebbe quello delle linguine allo scoglio e della birra ghiacciata.

    Se dovessi mettere da parte un'immagine, sarebbe quella della mia pelle abbronzatissima, dei sorrisi sinceri delle mie amiche, che ogni stagione sono sempre le stesse, da anni.

    Se dovessi conservare un suono, sarebbero le nostre risate, le canzoni che abbiamo ballato, quelle che abbiamo stonato e tutti i pettegolezzi che ci hanno accompagnato.

    Voglio che questi ricordi mi accompagnino fino a giugno prossimo. Voglio poterli recuperare ogni volta che ne avrò bisogno, ogni mattina in cui il cielo sarà troppo grigio e la mia pelle troppo spenta. Voglio potermici curare ogni ferita e ogni lacrima. Voglio usarli come talismano per i prossimi mesi, che potrebbero cambiare la mia vita o farmi restare incatenata qui per sempre. Voglio avere un promemoria efficace che mi rammenti che nessuna sconfitta riuscirà mai a togliermi tutto questo. L'amore della famiglia, i pranzi della domenica ancora rintronata dagli eccessi del sabato sera e "prendi che si fredda" e "zia vieni a giocare con me" e "dai stasera andiamo a ballare e guido io così tu puoi bere" e "amiche meno male che ci siete voi".

    Poi vabbè, ci sono un trombamico niente male, le sagre, i concerti, il cibo, le sbronze, le chiacchiere fino a tardi, i danni, le ferite di guerra. E tutto il resto sembra perdere senso. Non può esserci più spazio per chi tiene a me solo a parole. Sono i fatti a costruire i rapporti e adesso so di averne bisogno più che mai. Settembre è arrivato, e adesso comincia il bello.


    E no, chiamarmi mentre paghi alla cassa automatica della Coop perché avevi voglia di salutarmi, caro mio, non è per niente sintomo di affetto. Quindi puoi beatamente andare a farti fottere: tu, la Coop, il salame e i tuoi messaggi finto-simpatici dei miei stivali. 


    (il post era troppo delicato per non essere sporcato dalla mia solita vena camionistica)