mercoledì 31 agosto 2011

Uomini assurdi volume III: il piagnone

Torna a grande richiesta (ma anche no) la rubrica degli uomini assurdi che ho incontrato nella mia ancora giovane vita.
Era il lontano 2006, avevo appena 20 anni e ammetto che ricordo a fatica alcuni particolari. Ma i punti salienti di questa frequentazione - ahimè - sono ancora tutti nella memoria. Ho conosciuto Ivan, lo chiameremo così, ad un'affollata cena pre-pasquale. Lo aveva portato lì qualche conoscente e lui immediatamente ha colto il mio tallone d'Achille: il vino. Così tra una tagliatella e un arrosto iniziamo a chiacchierare mentre lui si cura di non lasciare mai vuoto il mio bicchiere. E inizia a corteggiarmi in maniera velata ma non troppo. Non sono certa che il bacio sia scattato proprio quella sera o in una delle successive serate alcoliche. Fatto sta che non succede nulla di più di qualche bacio. Eppure lui parte in quarta. E fin qui poteva anche starmi bene. Il piccolo particolare che Ivan s'è curato di svelare solo dopo, era il fatto che fosse fidanzato da 4 anni, con tanto di frequentazione ufficiale della famiglia della ragazza, una moretta carina, ma con l'espressione arcigna e la simpatia di un coccodrillo affamato. Fin qui poteva ancora starmi bene. Ero ancora infantile e avevo voglia di spensieratezza (cosa è cambiato, direte voi, ma non è questo il punto!) e soprattutto volevo concentrarmi sugli esami (mi si prospettava una sessione molto dura e non vedevo l'ora di finire il secondo anno). Ivan, però, ha iniziato a trattarmi come se fossi la sua ragazza, nonostante ne avesse già una gelosissima e che non vedeva l'ora di accalappiarselo. Ho iniziato a ricevere regalini, telefonate, messaggini, attenzioni. Andavamo a cena e ordinava quello che sapeva mi sarebbe piaciuto. Mi chiamava il giorno prima dell'esame, al punto che un giorno, in piena crisi da "non ricordo niente non mi siederò mai" l'ho trattato in malo modo. Mi telefonava persino durante il lavoro, parlando sottovoce in bagno per non farsi scoprire. Il solito cappio al mio collo è comparso subito. S'è stretto irrimediabilmente una sera in cui, dopo avermi riportata a casa, nel salutarmi mi dice "allora tesoro quando arrivo ti faccio uno squillo". Io devo aver fatto una faccia schifata ed emesso qualche grugnito perché lui, imbarazzato, mi ha spiegato che con la sua ragazza lo faceva sempre. Io, con il tatto di un vietcong, gli ho detto a chiare lettere che proprio perché aveva già la fidanzatina ufficiale, non c'era bisogno di snocciolare quel repertorio anche con me. E' finita che in poco tempo il poverino, a cui tra l'altro non mi sono neppure concessa, è stato elegantemente mandato a quel paese. Non mi piaceva, lo avevo baciato per alto tasso alcolico e per noia e, anche se non è una buona giustificazione, presumevo che un 24enne già fidanzato capisse e mi lasciasse in pace. E invece no, ha continuato ad insistere fino a che non gli ho detto che ero irrimediabilmente persa di un rastone fidanzato (vero) e che nonostante questo ci provasse con me non mi sarei concessa finché non avesse lasciato la sua ragazza per me (cosa che ovviamente non hai mai fatto e naturalmente mi sono mangiata le mani per aver osato agire in preda a principi etici).
Il povero Ivan maltrattato è tornato a fare il fidanzatino modello e a concentrare tutte le sue attenzioni sulla ragazza ufficiale. Fino a che, pochissimo tempo dopo, lei s'è stufata del suo sfarfallare di fiore in fiore e lo ha mollato. Di colpo, senza preavviso e soprattutto senza possibilità di redenzione. Il povero Ivan, sempre più in balia delle sue emozioni (o dei suoi ormoni) mi ha eletta a sua confidente. Si può immaginare con quale scarsa pazienza io accogliessi i suoi messaggi disperati in msn o le sue chiamate per dirmi che lei era uscita con un altro o che aveva rifiutato i suoi regali. Fino a che un pomeriggio di inizio inverno mi ha telefonato in lacrime. Piangeva come un vitello e m'ha chiesto di passare a casa. Naturalmente l'ho fatto venire, preoccupata che fosse successo qualcosa di grave. E invece il povero innamorato redento aveva visto un mazzo di fiori nella macchina della ex. E subito dopo lei mano nella mano con un altro. Non so quantificare le ore che ho trascorso a tentare di consolarlo e a fargli capire che sì, lui soffriva, ma in fondo l'aveva cornificata in lungo e in largo ed era giusto che anche lei si facesse una vita. Alla fine, stremata, ho tagliato corto e gli ho fatto capire che aveva decisamente stufato. E il povero povero povero Ivan deve essersi sentito così in colpa che ha caricato me e coinquiline in macchina e ci ha offerto aperitivo, cena e drink dopo cena. Da allora ha pensato bene di scegliersi confidenti migliori, che almeno non danneggiassero tanto il suo portafogli. Per mesi ha girato in lungo e in largo la città per tentare di vederla e ha passato serate intere a piangere. Non so cosa lo abbia guarito, ma so per certo che ogni volta che mi raccontavano uno di questi episodi tiravo un grande e liberatorio sospiro di sollievo per essermene liberata. Cattiva, forse, ma non mi sono mai piaciute le lacrime di coccodrillo.

lunedì 29 agosto 2011

L'estate sta finendo (e invece no)

Mai come questa estate mi sono goduta le bellezze della mia terra. Il mare, la montagna, gli scorci più belli che la maggior parte delle volte sottovalutiamo. Sarà che la voglia di fuggire è tanta, ma mi sento innamorata di questi posti come poche volte nella vita mi era successo. Anche se ho le gambe piene di graffi causati da una combinazione di costa rocciosa + alto tasso alcolico nel sangue. Anche se ho preso qualche chilo, che per ora l'abbronzatura perfetta riesce ancora a camuffare, e non la finisco più di organizzare aperitivi, cene, spuntini e merende. 

Mai come questa estate mi sono accorta di quanto sia piacevole essere single in certi momenti. Indossare maglie scollate o la t-shirt del tuo gruppo preferito senza nessuno che storca il naso. Mangiare e bere a volontà, senza doversi necessariamente contenere. Decidere di uscire senza trucco o di restare tutto il giorno a casa a dormire. Non doversi giustificare delle proprie azioni stupide. Indicare alle amiche tipi carini. Andare a ballare, poi cambiare posto e magari ritrovarsi a chiacchierare davanti ad una birra e tante patatine, togliendosi i sandali col tacco che proprio stonano. Mi dicono che sono così spensierata perché non ho ancora trovato nessuno con cui valga la pena stare. Probabile. Di certo so che al momento c'è solo una persona a cui vorrei essere legata, ma in fondo neanche troppo. E mi godo la mia libertà e la mia estate che non è ancora finita.

venerdì 26 agosto 2011

Galateo da spiaggia

Estate: tempo di serate spensierate, tintarella e sonni tranquilli. A meno che, nel bel mezzo del pisolino duramente conquistato sotto il sole, non veniate svegliati da una serie di strepiti dalla tonalità variabile o suonerie fantasiose. Ho capito di essere un po' esaurita quando oggi, in spiaggia, ho zittito poco cordialmente un gruppo di bambini dall'adorabile accento pugliese che chiamavano una tale "Giovanna" che stava facendo il bagno. Peccato che loro fossero ad almeno dieci metri dalla riva e io stessi leggendo un articolo che non filava. Il problema non sono tanto i pargoli di varia provenienza, quanto i loro maleducatissimi genitori, che si comportano in riva al mare come se fossero soli su un'isola deserta. Ecco quindi il galateo da spiaggia secondo me.

1. Non chiamare con strilli acuti tutto l'albero genealogico che sta facendo il bagno.
Va bene accostarsi a riva per richiamare la prole, ma chiedere a nonno Gigi, che magari ha anche l'apparecchietto acustico e sta facendo il morto a galla, cosa vuole per pranzo, può causare disagio agli altri bagnanti.

2. Non mettere improbabili suonerie del cellulare al massimo volume. 
E soprattutto non abbandonare l'apparecchio infernale sotto l'ombrellone costringendo tutto lo stabilimento a sentire per quindici volte l'ultimo singolo di Pitbull.

3. Non mettersi a scegliere la nuova suoneria sotto l'ombrellone. 
Oltre a dar fastidio agli altri, si potrebbe provocare la propria morte per mano della sottoscritta.

4. Evitare di fumare il sigaro troppo vicino agli altri.
Personalmente tollero le sigarette, anche se mi rendo conto che fumare vicino a dei bimbi o gettare le cicche a terra non è proprio il massimo. Ma trovo decisamente insopportabile il puzzo del sigaro, è qualcosa che mi prende la bocca dello stomaco e mi nausea.

5. Non sgocciolare o tirare sabbia con la propria falcata quando si passa accanto ad altre persone, magari ammassate a terra cercando un po' di quiete. 
So che in alcuni posti è davvero difficile, ma basterebbero un po' di attenzione e di educazione in più per evitare di creare disagi agli altri. 

Queste sono le cose che detesto più di tutte in spiaggia, anche se certamente ce ne sono altre che variano in base alla luna del momento. E per voi, qual è la cosa che proprio non riuscite a tollerare in riva al mare?

sabato 13 agosto 2011

Vacanze

Tempo di valigia e vacanze. Metabolizzo incontri, sensazioni e odori. Non so ancora molto, se non che qualche decina di chilometri basta a cancellare una lontananza fisica e mentale di mesi. E la confusione aumenta. Per ora, però, mi godo gli amici, il sole, il mare e l'incredibile quantità di mojito che riuscirò ad ingerire. Buon Ferragosto.

venerdì 12 agosto 2011

Cinque

Mi è sempre piaciuto il numero cinque.

5 è considerato un numero speciale, dalla Preistoria ad oggi.

5 nella Smorfia è la mano.

5 è l'unica tabellina che abbia imparato al primo colpo (E probabilmente l'unica che ancora so, ma questa è un'altra storia).

5 è il numero di mesi trascorsi dall'ultima volta che ti ho visto. Ogni giorno di questi ultimi 5 mesi ho desiderato averti davanti per guardarti in faccia. Sta per succedere. E so che non accadrà nulla di quello che sotto sotto vorrei. Ma ho paura di quello che potrei provare. Perché in fondo da quel giorno con la sciarpa grigia e il freddo di fine inverno sembra non essere cambiato poi molto. Aspetto senza farmi domande, con tutta la leggerezza che mi sono ripromessa per questa estate. Aspetto, come sempre.

mercoledì 10 agosto 2011

Tintarella e uomini assurdi (volume II)

L'anno scorso, di questi tempi, avevo una tintarella invidiabile. Il merito va al tipo che frequentavo, ai più noto come "quella è una cosa che potevo decisamente risparmiarmi". Ecco dunque che arriva (rullo di tamburi) il secondo episodio degli uomini assurdi della mia vita. Per comodità, da questo momento, lo chiameremo l'Evitabile. 
L'Evitabile ha contribuito in maniera notevole alla mia tintarella grazie alla bellissima casa dei suoi, dotata di Jacuzzi in cui più di una volta mi sono refrigerata nei caldi pomeriggi di agosto. Effetto collaterale del mio refrigerio e della mia tintarella era l'insana ossessione che l'Evitabile aveva per la sottoscritta. Passi che si fosse infatuato di me anni prima, vedendomi all'università, ma senza mai rivolgermi parola. Passi anche che si fosse dichiarato, sempre senza avermi mai parlato, nella casella di posta di Facebook, una sera in cui particolarmente ubriaco e ispirato si era dedicato all'ammirazione delle mie foto. Passi anche che per mesi ci eravamo scritti, senza mai parlarci/salutarci, sempre su Facebook. Quello che proprio potevo evitare era insistere per vederci. Ero consapevole di averglielo chiesto più per noia che per reale curiosità: il periodo era fiacco, ero sotto tesi e presa da mille altre cose, combinavo casini di vario genere e chissà come volevo infilarmi in altri. 
Il giorno in cui dovevamo uscire per l'aperitivo mi è venuta la rosolia. A 24 anni suonati. Immagino che una qualche entità superiore volesse mandarmi un segno, ma io, stolta, mi sono intestardita. Così, poco più di una settimana dopo, passata la febbre e scomparsi i segni della malattia, mi sono fatta offrire questo aperitivo. Tra noi non è partita col piede giusto, in realtà. Lui è arrivato in ritardo. Io, complice il buio, la foschia della sera invernale e la mia leggendaria miopia, non l'ho neppure riconosciuto. Ho solo pensato "chi è questo cretino che mi si avvicina sorridendo?". Mea culpa. Mi sento persino un po' in colpa, per tutto. E soprattutto spero che non legga mai queste righe e soprattutto non si riconosca mai nelle mie parole poco carine. Ma tant'è, la mia testardaggine è continuata. 
Lui era molto gentile e premuroso, io avevo terribilmente bisogno di attenzioni, di farmi viziare e assecondare. E' finita che ho creduto di essere molto presa e, più o meno un paio di mesi dopo, mi sono concessa. Tralasciando i numerosi complessi di Evitabile, che spesso veniva colto da crisi esistenziali dato che non riusciva a dare esami all'università, e la sua  ammirazione incondizionata per qualunque cosa facessi, questa relazione aveva un'altra serie di simpatici effetti collaterali. In tutta sincerità al momento gli unici benefici che riesco a ricordare erano i pomeriggi al sole con Coca Cola Zero ghiacciata accanto e le mille attenzioni. Attenzioni che presto hanno iniziato a soffocarmi. Senza contare che Evitabile parlava (probabilmente lo fa ancora) come un bambino di 5 anni. Un tripudio di diminutivi e nomignoli. Roba che ogni volta che mi diceva "dove hai la macchinina" le mie orecchie iniziavano a fumare e immaginavo di spaccargli la faccia con una mazza da baseball. Ma questo solo perché io sono insofferente e un po' psicotica.
Il punto dolente di Evitabile era proprio la macchina. Lui non aveva la patente. Aveva ritenuto di non averne bisogno o di avere paura di guidare, non ho mai ben capito. Così ogni sera, per tutta l'estate, io, che odio guidare e piuttosto metterei la mia macchina nelle mani del mio nipote 3enne, dovevo andare a prenderlo. 20 minuti per raggiungere casa sua. Poi si decideva dove andare, più o meno sempre nel solito posto. Dove però io, ragazza spugna per eccellenza, non potevo mai bere nulla di più alcolico di una birra, perché dovevo guidare. E ancora dovevo riportarlo a casa. E finalmente riuscire a tornare anch'io. Per me uno stress atroce, che non gli ho mai rinfacciato. Mentre il gran signore mesi fa mi ha scritto in un melodrammatico messaggio di "aver sputato sangue per me". Avrò anche il metro di giudizio offuscato, lo ammetto. Ma tutto 'sto sangue dov'era? 
Come se non bastasse, Evitabile era affetto da un altro simpatico effetto collaterale. Era totalmente asociale con persone al di fuori della sua cerchia ristretta. Io accettavo e assecondavo, in fondo la maggior parte dei suoi pochi amici erano simpatici. A dire tutta la verità, uno di questi mi piaciucchiava anche un po'. Era proprio il mio tipo: carino, simpatico e "rozzo" quanto basta, ironico, intraprendente. Evitabile dev'essersene accorto, perché un giorno mi ha accusata di provarci con l'amico "perché ridevo alle sue battute". Mi sono offesa a morte, soprattutto per la stupida argomentazione della sua accusa. Una sera gli ho chiesto di andare a ballare con i miei amici. Per farlo accettare siamo dovuti andare a cena con i suoi, che hanno iniziato a parlare dei "bei tempi che furono" nella loro costosissima scuola privata gestita dalle suore. Un posto dove non manderei neppure il mio peggior nemico. Arrivati nel locale dov'erano i miei amici lui scompare. Non è che stesse facendo qualcosa di male, no. Lui girava il locale in circolo, ogni tanto ricompariva, sbuffava, mi chiedeva quando saremmo andati via e ripartiva. Un'ora e mezza di supplizio, fino a che, sfinita, ho accettato di andarcene. Ma avevo avuto la brillante idea di non portare la macchina, per poter brindare con i miei amici. Così ho dovuto subire anche il senso di colpa del "ora dobbiamo prendere il taxi". Con che modalità melodrammatiche ve lo risparmio.
Ad ogni modo, in poco tempo ho iniziato a sentire come una corda al collo. Così, arrivato settembre e tornata alle mie solite abitudini, ho iniziato a vedere le cose da una prospettiva diversa. E quando Evitabile mi ha attaccato una pippa ininterrotta di due giorni perché, nell'ordine, avevo commentato un articolo pubblicato da un mio ex trombamico (un pezzo del Fatto Quotidiano di Berlusconi, praticamente per me un invito a nozze) e non lo avevo chiamato per due ore mentre ero all'aperitivo di compleanno di una mia amica stretta, ho tagliato di netto quella farsa. Poi ci sono state tragedie, telefonate anonime, pianti, accuse, promesse, ricatti, minacce di vario genere. Non mi sono pentita neanche per un attimo. La conferma l'ho avuta quando, mesi dopo, mi ha telefonato durante un pomeriggio con l'uomo che m'ha spezzato il cuore per chiedermi indietro un regalo che "serviva ad un suo amico". Praticamente un signore. Come se non bastasse, dopo m'ha inviato una serie di patetiche mail per accusarmi di "non avere un cuore". Probabilmente vero, ma non per ciò che pensa lui. 
Da un po' ha smesso di farsi sentire e di chiamarmi ogni sabato alla stessa ora col numero anonimo. Ho saputo (God bless social networks) che sta con una 20enne. Entrambi, a giudicare da ciò che scrivono, sono poco svegli e hanno una pessima conoscenza della grammatica e della sintassi. Ma mi regalano grasse risate e per questo io nazista della lingua italiana li perdòno. Solo una cosa non mi va a genio. Io sono ancora qui che mi struggo (ma non troppo) per un uomo* che non mi vuole più. Non sarà mica che Evitabile m'ha fatto una macumba e il karma mi punisce così?

*(Questo altro genio mi ha chiesto di vederci nei prossimi giorni, visto che lui è dalle mie parti. Ho una paura folle e ancora non ho ben deciso cosa fare. Sto cercando salvagenti ovunque, ma le risposte più comuni sono "Non ci andare" o "Devi andarci da sola perché dovete parlare". So già che mi ci fionderò come una kamikaze, come mio solito piangendo in macchina al ritorno per non smentire i finali melodrammatici che mi contraddistinguono. Spero di smentirmi, per una volta.)

martedì 9 agosto 2011

Giornalismi estivi

Ho idee ben precise sul giornalismo italiano, ma esporle significherebbe costringere i malcapitati lettori a righe su righe di pippe interminabili. Così, come insegnano nelle più prestigiose scuole di giornalismo (in cui chiaramente non rientra quello che ho faticosamente frequentato), mi limiterò ad analizzare i trend di questa calda settimana. Basta aprire l'home page di un quotidiano online a caso, facciamo il Corriere, per restare colpiti come un pugno in faccia dall'ipocrisia e dalla pigrizia di certi scribacchini del nostro Belpaese. In apertura le rivolte che da tre giorni stanno agitando Londra, col bilancio provvisorio di un morto e 650 arresti. Immediatamente sotto uno spiraglio di ottimismo: la Borsa chiude in leggero rialzo e Wall Street apre in positivo dopo il tonfo di ieri. A destra un box con tanto di foto sulla presunta e chiacchierata storia tra la campionessa di nuoto Federica Pellegrini e il collega Filippo Magnini. Il Corriere, uno dei più venduti quotidiani italiani, spara che finalmente i due avrebbero "consumato" il loro amore trascorrendo 12 ore in un residence. E lo spara persino prima della cronaca nera, della giudiziaria, della denuncia del degrado intorno al Colosseo e di tante altre notizie senza dubbio di maggior interesse pubblico della love story fra due ragazzi. 
Francamente non capisco la tendenza della quasi totalità del giornalismo italiano a lasciarsi andare a chiacchiericci da bar piuttosto che raccontare e far capire in che condizioni si trova questo Paese. E ancora meno capisco quei pettegolezzi maligni e bacchettoni, secondo cui una ragazza di 23 anni, la Pellegrini, non sarebbe libera di baciare, fidanzarsi, mollare chi vuole. Cosa c'è di rilevante nel sapere chi si porta a letto una ragazza? Non sarà che, proprio perché donna, allora "non sta bene", mentre se fosse un uomo sarebbe considerato un dongiovanni, un latin lover, e probabilmente invitato in qualche salotto televisivo a sfoggiare le sue conquiste? Io non sono un'accanita ammiratrice di Federica Pellegrini, né seguo particolarmente lo sport. Ma qualche sera fa, raccontando un episodio capitatomi, mi sono trovata a dover rispondere al commento poco carino di un tizio decisamente poco gentile che s'è permesso di dire "possibile che hai tutte queste cose da raccontare, ma quanta gente ti sei passata?". Sono convinta di "essermi passata" molte meno persone di quanto qualcuno immagini. Ma se anche ne cambiassi uno a sera, non sarebbero solo affari miei? Perché, ancora nel 2011, una donna deve essere vittima dello stupido e antico pregiudizio della "poco di buono", mentre ad un uomo tutto è concesso? Sono cose che mi fanno arrabbiare non poco, sarebbe ora che questo Paese cambiasse e si adattasse ai tempi.

martedì 2 agosto 2011

Changes (turn and face the stranger)

Qualche anno fa David Bowie balbettava di cambiamenti ed esortava a girarsi per affrontare lo straniero. 
E' un po' così che mi sento, in queste settimane. Ad una decina di giorni di distanza sto metabolizzando quanto sarà diversa la mia vita nei prossimi mesi. Sono tornata all'ovile, dai miei genitori, riuscendo a sistemare chissà come tutta la mia roba. Pensavo che l'impatto sarebbe stato peggiore, ma devo aver imparato a difendermi molto bene dalla malinconia. Di certo l'estate mi sta dando una mano. La parte difficile arriverà a settembre. Ma sto pensando di iscrivermi in palestra. Io. In palestra. Sento il bisogno di depurarmi e ricominciare da qualcosa che rompa completamente con la mia vita di prima. Ci penserò, ma conoscendomi cambierò idea non appena pagato un costosissimo abbonamento semestrale. In mezzo ci sarà un esame, un esamone anzi. E forse un tesserino. E la ricerca spasmodica di un posto anche per me. E io non vedo l'ora di iniziare a prendere il ritmo, di trasferirmi magari, ma di trovare finalmente il mio posto nel mondo.
A parte questo, mi sento bene come non mi sentivo da mesi. E questo potrebbe senza dubbio essere segno di una tragedia imminente. Ma mi godo il meritato benessere senza ansie. E' stata una primavera dura, spesso mi sono chiesta quale fosse la mia strada e ho desiderato un reset cerebrale come in Eternal sunshine of the spotless mind. Eppure sembra tutto passato. Credo di essere sulla via della guarigione, forse sono ancora convalescente, ma il peggio è passato. Chissà come ho smesso di pensare a lui. E lui è risbucato, chissà da dove, per chiedermi di vederci. Nella mia zona, dove verrà in vacanza fra qualche giorno. Gli ho detto che si può fare, ma in realtà non sono ancora convinta di voler andare a quell'appuntamento. Come se mi avesse letto nel pensiero, ieri è tornato, una serie di sms amichevoli e simpatici. Non so cosa voglia, ma il bello è che non me lo sono chiesta. Penso che dovrebbe decidere cosa vuole. Penso che se mi chiedesse di tornare da lui, anche se non lo ammetterò mai con nessuno, io lo farei con poche esitazioni. Ma penso che non gli permetterò più di distruggermi un'altra volta. Sono riuscita faticosamente a tornare quella che ero, non gli è concesso farmi cadere ancora.
(l'introspezione è finita, la rubrica degli uomini assurdi sta per tornare, è una promessa!)

lunedì 1 agosto 2011

Agosto


"Agosto è il mese più freddo dell'anno", dice una canzone. Luglio è finito con una velocità incredibile. E mi ritrovo con una sindrome del lunedì anche se sono più o meno in vacanza. E' stato un weekend intenso, di alcol, cibo e divertimento. Ma uno dei più grandi giornalisti italiani se n'è andato, a neppure 58 anni. E forse è vero che per restare nella memoria devi morire prima di diventare vecchio e rincoglionito dall'Alzheimer, quando nessuno ti prende più sul serio, ma al massimo ti dà un buffetto sul viso e alza gli occhi al cielo. Io penso che vorrei andarmene così, all'improvviso, mentre faccio qualcosa che mi piace moltissimo, senza diventare un peso per nessuno. Il fatto che io non eccelga in nulla e che non sia celebre, non cambia molto.